Il problema della casa a Milano è drammatico e investe anche il lavoro degli operatori sociali del Terzo settore, mettendo in discussione percorsi di inclusione e integrazione. “Serve una risposta pubblica, sia da parte dello Stato sia da parte del Comune di Milano e della Città metropolitana”. È l’appello che rilancia il Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca) della Lombardia.
“Con quasi 110mila abitazioni non occupate e un aumento molto significativo del numero di case utilizzate per turismo invece che per abitazione, non si può ridurre il problema a un semplice ‘fallimento del mercato’ legato alla carenza di offerta, come hanno fatto di recente Aspesi, Assimpredil Ance e Confindustria Assoimmobiliare”, spiega Vincenzo Salvi del Comitato abitare Via Padova e membro del Forum nazionale dell’abitare tra i cui promotori c’è anche il Cnca.
L’Istat ci dice infatti che Milano è la città metropolitana con il più alto numero di abitazioni recenti dopo il 2016. Ma la produzione di edilizia sociale e la tassazione sulla rendita fondiaria sono state bassissime.
“Le politiche pubbliche per la casa vanno riattivate a livello statale – continua Salvi -. Il 30% di chi non è proprietario di casa, a Milano così come a Bologna, a Firenze, a Torino o a Roma, è tagliato fuori”.
Senza la casa anche i progetti sociali rischiano di andare a sbattere. I prezzi fuori controllo e il predominio della rendita costringono ad esempio gli operatori del Terzo settore e inserire famiglie accompagnate in abitazioni dallo spazio insufficiente. “Quando si creano situazioni del genere -osserva Salvi- il lavoro di integrazione è un fallimento annunciato”.
Il Cnca si è attivato in questi anni per creare una rete del Terzo settore attenta al tema della casa. Da tempo lo stiamo ripetendo: attenzione perché la casa è centrale per qualsiasi tipo di accompagnamento sociale ed educativo. “Il patrimonio pubblico dovrebbe essere tutelato, non venduto o dismesso nella pancia di qualche fondo immobiliare speculativo, perché è l’unico calmiere dei prezzi di fatto”.
Salvi evidenzia anche un cortocircuito che riguarda la rigenerazione urbana in atto a Milano. Un processo sulla carta estremamente positivo ma che presenta delle dinamiche preoccupanti. “Spesso come realtà del Terzo settore lavoriamo per la riqualificazione di quartieri degradati, dando vita a nuove piazze o a percorsi di pedonalizzazione. A livello cittadino vengono coinvolte associazioni e cittadini per favorire la dimensione e la possibilità di vivere insieme uno spazio della città. Poi però con queste attuali ‘regole’ di mercato tutto questo comporta un aumento dei valori delle case incontrollato. Con il paradossale risultato di espellere le fasce meno abbienti dai quartieri. Anche in periferia”.
Come intervenire? “Puntando su maggiori requisiti di edilizia pubblica e social, e su maggiori prelievi sulla rendita per poter aumentare quantità e qualità degli alloggi sociali e dei servizi pubblici connessi”, la ricetta proposta dal Cnca Lombardia.