“Quanti altri come padre Marcelo dovranno sacrificare la loro vita per cercare la verità, la giustizia e predicare il Vangelo, quante altre madri in ricerca, quanti altri difensori dei migranti, quanti altri combattenti sociali, quanti altri attivisti sociali?” È quanto chiede l’arcidiocesi di Città del Messico, nell’editoriale pubblicato sulla testata diocesana “Desde la fe”, in seguito all’uccisione, avvenuta nel Chiapas, di padre Marcelo Pérez, un fatto deplorato ieri, al termine dell’Angelus, anche da Papa Francesco.
Molti gli interrogativi: “Quanti altri? Se ogni volta che un sacerdote si batte per la verità rischia la vita, e ancor più se lo fa in una comunità violata dalla criminalità organizzata, quanti altri sacerdoti e cittadini dovranno essere uccisi prima che il loro grido di giustizia e di pace venga ascoltato? Più di due anni fa sono morti i gesuiti Joaquín Mora e Javier Campos, la cui assenza ci addolora ancora, e ora, questa settimana, è stata la volta del sacerdote Marcelo Pérez. In un ambiente in cui la vita delle persone e la dignità umana sono costantemente minacciate, quanti altri devono cadere prima che i governi e la società reagiscano?”.
“La violenza non può più essere tollerata”, sono state alcune delle ultime e coraggiose denunce del sacerdote Marcelo Pérez, che “forse non sarebbero state necessarie se, al di là delle misure precauzionali che aveva, le autorità lo avessero ascoltato e avessero agito con determinazione. Ci uniamo alla Conferenza episcopale messicana nel chiedere che vengano prese misure efficaci per proteggere coloro che rischiano la vita per la pace e la giustizia”.
Un altro segnale di insicurezza, anche se molto diverso, arriva da Guadalajara, dove un’automobile, guidata da una persona in preda a sostanze stupefacenti è piombato sull’area pedonale antistante la cattedrale, ferendo una ventina di persone, in alcuni casi in modo serio, in coincidenza con una preghiera per la vita. “Ci auguriamo che le autorità competenti, oltre a chiarire tutte le circostanze dell’accaduto, procedano con giustizia, e che la persona o le persone responsabili rispondano nella riparazione dei fatti che coinvolgono, principalmente, le persone ferite, così come i danni materiali”, si legge in una nota dell’arcidiocesi, guidata dal card. José Francisco Robles Ortega.
Sull’accaduto, si esprime anche la Conferenza episcopale messicana (Cem): “Questo incidente, anche se non specificamente diretto contro la celebrazione religiosa, ci mostra l’urgente necessità di affrontare i problemi di insicurezza che colpiscono l’intera società messicana. Ribadiamo il nostro impegno a lavorare insieme a tutti i settori sociali per promuovere una cultura di pace e di rispetto per la vita”.