“La vulnerabilità è una caratteristica intrinseca della vita umana. Da quando nasciamo, siamo esposti a rischi, malattie e incertezze che segnano il nostro cammino, fino all’esperienza della vecchiaia e della morte”. Lo ha detto mons. Vincenzo Viva, vescovo di Albano, intervenendo sabato ad Ariccia, al convegno sul tema “Alla sera della vita. Farsi vicini con competenza ed empatia”, promosso dall’Amci (Associazione Medici Cattolici Italiani) della sezione di Albano e dedicato ai temi del fine vita, delle cure palliative e della medicina di prossimità. Per il presule questa condizione di fragilità, “spesso vista come un limite, è in realtà una parte essenziale della nostra esistenza che ci rende profondamente umani. Nella prospettiva cristiana, la vulnerabilità – ha spiegato – non è solo un aspetto della vita terrena, ma anche un momento di grazia in cui si manifesta la profondità della nostra ricerca di senso e di significato. L’interpretazione cristiana del soffrire e del morire trova la sua chiave di lettura nella speranza, che non è una semplice aspettativa di un futuro migliore, ma quella virtù teologale, più umile e nascosta, che sa essere anche combattiva e performativa nel presente, cioè capace di trasformare le relazioni e aprire una strada anche nell’abisso delle situazioni-limite”. I lavori, moderati dalla giornalista del Sir Emanuela Vinai, sono stati introdotti dal presidente della sezione di Albano dell’Amci, Fausto Antonio Barbetta che ha sottolineato come “farsi prossimi è una scelta, ma va fatta mettendo a disposizione le proprie conoscenze e la propria preparazione, ma con umanità e amore. Questo convegno vuole essere anche un invito a riconciliarci con il momento del fine vita e la morte”. Al convegno sono intervenuti Filippo Maria Boscia, presidente nazionale emerito dell’Amci; Alberto Maria Gambino, professore ordinario di Diritto privato e prorettore vicario presso l’Università Europea di Roma, e presidente di Scienza & Vita, secondo il quale “la logica dell’accompagnamento della persona nel fine vita è l’unica via rispettosa della dignità umana, del divieto di discriminazioni, e della solidarietà sociale” e Domenico Russo, medico responsabile dell’Hospice al San Marco di Latina.