Il parlamento più frammentato nella nuova storia della Bulgaria: è il risultato delle elezioni parlamentari svoltesi ieri nel Paese balcanico al 99,03% delle schede scrutinante. Alla settima chiamata alle urne ha risposto il 38% degli aventi diritto, pochi ma comunque di più di quelli che avevano votato nelle elezioni precedenti il 9 giugno. Nella 51ª legislatura di Sofia entreranno 9 partiti: la vittoria chiara è dei conservatori di Gerb con il 26,42%, i quali però avranno serie difficoltà a formare un governo. Al secondo posto arrivano i riformisti di “Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica” con il 14,31%, mentre i nazionalisti del partito filorusso “Rinascimento” rimangono al terzo posto con il 13,41%. La grande incognita in queste elezioni è stata la spartizione dei consensi per il partito della minoranza turca scisso in due questa estate. L’ala dell’imprenditore sanzionato dalla legge Magnitsky Delyan Peevski “Dps-Nuovo inizio” ha ottenuto l’11,35% prendendo oltre il 50% del sostegno tradizionale dei simpatizzanti e ottenendo nuovi voti in città come Montana e Vratza, con una grande percentuale di popolazione rom. I socialisti sono arrivati al 7,60% seguiti dall’altra ala turca – “Alleanza per diritti e libertà” – con il 7,38%. La soglia del 4% per entrare nel parlamento è superata dai movimenti populisti e di protesta “C’è un popolo come questo” con 6,81% così pure per la prima volta “Spada” con il 4,62% e “Grandezza” con 4,02%.