“Non hanno votato molte persone, ma per le settime elezioni parlamentari” in poco tempo “il 38% di affluenza, cioè più delle elezioni di giugno, è un dato importante”. È il commento dell’analista politica e caporedattrice del sito “Boulevard Bulgaria”, Sibina Grigorova, rilasciato al Sir all’indomani delle elezioni parlamentari svoltesi in Bulgaria. A suo avviso, “questo parlamento molto frammentato, con nove partiti, rispecchia una varietà nei pareri e nelle visioni dei bulgari riguardo a come governare il Paese”. “Certamente – prosegue – formare un governo sarà difficile ma, paradossalmente, io credo che con molti partiti presenti in parlamento, le forze politiche tradizionali si sentiranno più ‘minacciate’ e dunque saranno più stimolate a trovare una soluzione”. Grigorova ritiene che “non sarà possibile formare un esecutivo senza i riformisti della coalizione ‘Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica’, arrivati secondi, ma comunque “saranno necessari altri due soggetti per avere la maggioranza. Dunque governare sarà una vera sfida”. “La buona notizia – rileva – è che il partito filorusso ‘Rinascimento’ è arrivato terzo e sono fallitе le previsioni di un suo successo”. Secondo l’analista, “la grande linea divisiva nella politica bulgara è il rapporto con la Russia perché la guerra ibrida di Mosca trova proiezioni politiche in Bulgaria”. Grigorova rileva anche il possibile fenomeno del voto comprato: non ci sono prove concrete per ora “ma sono sorte molte domande soprattutto attorno alla figura del controverso politico e imprenditore Delyan Peevski”, leader della nuova ala del partito della minoranza turca, Dps-Nuovo inizio. “Come personaggio politico, Peevski, secondo i sondaggi gode della stima del 4% dei bulgari – chiosa – ma è curioso che il suo nuovo partito abbia ottenuto l’11,35%. Infatti il problema sta nel fatto che ci sono bulgari disposti a ricevere soldi in cambio del loro voto”.