“Il documento è un dono a tutto il popolo fedele di Dio, nella varietà delle sue espressioni”. Lo ha detto il Papa, nel discorso al termine del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, in Aula Paolo VI. “È ovvio che non tutti si metteranno a leggere”, ha proseguito rivolgendosi ai 368 padri e madri sinodali: “Sarete soprattutto voi assieme a tanti altri a rendere accessibile nelle chiese locali ciò che esso contiene. Il testo, senza la testimonianza compiuta, perderebbe molto del suo valore. Ciò che abbiamo vissuto è un dono che non possiamo tenere per noi stessi. Lo slancio che viene da questa esperienza, di cui il documento è un riflesso, ci dà il coraggio di testimoniare che è possibile camminare insieme nella diversità, senza scontrarci l’uno con l’altro”. “Insieme, con la speranza che non delude, uniti nell’amore di Dio diffuso in tutti i cuori possiamo non solo sognare la pace, ma impegnarci perché senza parlare tanto la pace si realizzi attraverso processi di ascolto, dialogo, riconciliazione. La chiesa sinodale ha bisogno che le parole condivise siano accompagnate dai fatti. Questo è il cammino. E questo è compito dello Spirito Santo: è lui che fa l’armonia”. “Che l’armonia continui anche uscendo da quest’aula e il soffio del Risorto ci aiuti a condividere i doni doni ricevuti”, l’auspicio finale, unito ad un’altra citazione di Madeleine DeBrel: “Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito Santo, ma c’è lo Spirito che soffia in tutti i luoghi”.