“Come possiamo accettare nostra città si buttino quintali di cibo e nello stesso tempo ci siamo famiglie che non hanno da mangiare?”. Se lo è chiesto il Papa, nel discorso pronunciato nella basilica di San Giovanni in Laterano per l’assemblea della diocesi di Roma. “Io lo vedo in un ristorante a 50 metri dal Vaticano”, ha raccontato: “i poveri vanno a cercare lì il cibo che buttano tutte le sere”. “Come possiamo accettare che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono sul marciapiede? Che i ricchi abbiano accesso a tutte le cure che desiderano e che il povero quando sta male non riesce a curarsi?”, le altre domande del Pontefice, secondo il quale “una città che assiste inerme a queste situazioni è una città lacerata”. Di qui l’invito “a ricucire lo strappo impegnandosi a costruire alleanze che mettano al centro la persona umana, a lavorare insieme, armonizzare le differenze e crescere nel dialogo con le istituzioni e le associazioni, con la scuola e famiglia, con le generazioni, con tutti, anche con chi la pensa diversamente”. Per ricucire lo strappo, secondo il Papa, “serve pazienza, dialogo senza pregiudizi, confronto con passione su idee, progetti, proposte utili a rinnovare il tessuto della città. Insieme possiamo rischiare strade nuove vincendo il virus dell’indifferenza, che tutti ci contagia. Per ricucire lo strappo abbiamo bisogno di uscire dall’indifferenza e lasciarci coinvolgere prima persona. Sarebbe bello se dall’incontro di stasera si uscisse con qualche impegno concreto”. “Vorrei chiedervi questo”, ha poi chiesto Francesco ai presenti: “valorizzate di più nella pastorale ordinaria e nella catechesi il pensiero sociale della Chiesa. E’ importante formare le coscienze alla dottrina sociale della Chiesa, per tradurre il Vangelo nelle diverse situazioni sociali di oggi e diventare testimoni di pace, di giustizia e di fraternità”. Ci vuole “una rete sociale solidale nella città, per ricucire gli strappi”, la proposta del Papa.