“Le spese per l’istruzione dovrebbero essere escluse dalla spending review”. Lo chiede Save the children, alla luce delle prime informazioni sul disegno di Legge di Bilancio, sottolineando che “al contrario è necessario investire in un’offerta educativa di qualità, potenziando le risorse per contrastare le profonde disuguaglianze educative e i divari territoriali che caratterizzano il Paese e continuano a penalizzare studentesse e studenti più vulnerabili o che vivono in contesti più deprivati”. Nel nostro Paese la spesa per istruzione è già inferiore alla media dei Paesi Ocse (4% contro il 4,9%). In Italia, la spesa media annua per alunno partendo dal ciclo primario d’istruzione fino a quello terziario (incluso il settore R&S) è di 12 760 Usd, a fronte del livello medio dei Paesi dell’Ocse pari a 14 209 Usd. Inoltre, come sottolineato dal Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, il nostro è l’unico Paese dell’area Euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché uguale a quella per l’istruzione.
“Il nostro sistema scolastico deve affrontare e porre rimedio a gravi carenze che hanno un effetto drammatico sui percorsi formativi di ragazze e ragazzi- rileva Save the children -. Anche se il trend è in diminuzione, in Italia più di un giovane su dieci tra i 18 e i 24 anni (10,5%) ha abbandonato prematuramente gli studi: una delle percentuali più alte d’Europa, con punte molto elevate al Sud e nelle Isole (17,3% in Sardegna, 17,1% in Sicilia e 16% in Campania. Le profonde disuguaglianze territoriali caratterizzano anche l’accesso a servizi come la mensa scolastica e il tempo pieno, fondamentali per contrastare la dispersione e ridurre i divari nelle opportunità. Attualmente nella scuola primaria pubblica solo il 57,5% degli alunni usufruisce del servizio della mensa e le classi a tempo pieno costituiscono solo il 39,3% del totale”. In questo quadro, appare dunque “necessario investire per potenziare l’offerta scolastica, in particolare nei territori più deprivati, e un disinvestimento sul personale scolastico rappresenterebbe una battuta d’arresto anche rispetto agli anni precedenti. Una riduzione delle risorse e del personale rischia infatti di allontanare la possibilità di garantire un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, che non lasci indietro nessuno. Appare altresì rischioso tagliare il personale di potenziamento in un momento in cui le scuole stanno ricevendo finanziamenti dal Pnrr per combattere la dispersione scolastica, garantire la mensa scolastica e estendere il tempo pieno, a partire dalle scuole primarie”.