“Quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore”. Ne è convinto il Papa, che nella sua quarta enciclica, “Dilexit nos” sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo, avverte: “la mera apparenza, la dissimulazione e l’inganno danneggiano e pervertono il cuore”. “Al di là dei tanti tentativi di mostrare o esprimere qualcosa che non siamo, tutto si gioca nel cuore”, la tesi di Francesco: “lì non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi. E questa è la base di qualsiasi progetto solido per la nostra vita, poiché niente di valido si può costruire senza il cuore. Le apparenze e le bugie offrono solo il vuoto”. “Invece di cercare soddisfazioni superficiali e di recitare una parte davanti agli altri – il suggerimento papale – la cosa migliore è lasciar emergere domande che contano: chi sono veramente, che cosa cerco, che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, perché e per quale scopo sono in questo mondo, come valuterò la mia esistenza quando arriverà alla fine, che significato vorrei che avesse tutto ciò che vivo, chi voglio essere davanti agli altri, chi sono davanti a Dio. Queste domande mi portano al mio cuore”. Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato dal Papa a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.