“Le Fondazioni antiusura prestano soccorso con competenza e umanità preservando la dignità umana. L’obiettivo delle Fondazioni è intervenire prima che le persone in difficoltà si rivolgano al credito illegale. Significa lavorare sulla prevenzione. Gli strumenti ci sono, ma sono poco utilizzati e conosciuti”. Lo ha affermato Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II, intervenendo al convegno “Credito alle famiglie e alle imprese. Attività antiriciclaggio della Banca d’Italia” svoltosi oggi a Bari.
“La collaborazione del sistema bancario è fondamentale, considerato che la legge 108/96, per come è strutturata, prevede che le Fondazioni antiusura si avvalgano delle banche per l’utilizzo delle risorse statali”, ha aggiunto Gualzetti, spiegando che “i nostri assistiti sono persone che non hanno cittadinanza nel sistema legale perché non sono bancabili: a loro cerchiamo di offrire, là dove ci sono le condizioni, un supporto finanziario, attraverso le convenzioni bancarie in essere. Il prestito è rivolto a ripianare la complessiva debitoria”. “Le Fondazioni – ha proseguito – cercano di avere la ragionevole certezza che la persona possa restituire la somma prestata con la nostra assistenza e attraverso le nostre garanzie. Capita, però, che talvolta le banche respingano le richieste di credito che presentiamo, anche se sono coperte da garanzia del 60-80%, prevista solitamente dalle convenzioni: le nostre pratiche sono state respinte anche quando abbiamo garantito il 100% del capitale da erogare”. Gualzetti ha poi evidenziato che “a causa di norme nazionali e internazionali molto rigide e di accorpamenti su larga scala di piccoli e medi istituti di credito, filiali, che sono passate da un gruppo a un altro, negli ultimi tempi, molte pratiche sono state bloccate, in balia delle interpretazioni dei singoli direttori differenti da un territorio all’altro. Questo, di fatto, ha rallentato enormemente l’operatività, riducendo la nostra capacità di intervenire nelle erogazioni di mutui e finanziamenti”. “Per tali ragioni – ha concluso – abbiamo intensificato il dialogo con i vertici dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, per rivedere le nostre convenzioni, cercando di andare oltre la semplice interpretazione tecnica delle norme”.