Nel corso della riunione del Consiglio supremo di difesa, tenutasi in mattinata al Quirinale sotto la presidenza di Sergio Mattarella, “particolare attenzione è stata rivolta al sud del Libano presidiato dai militari della missione Unifil e dove operano circa 1.000 soldati italiani ai quali, come anche ai partecipanti alla missione bilaterale Mibil a Beirut, vanno, oltre al ringraziamento, forte vicinanza e senso di gratitudine per l’esemplare professionalità dimostrata nell’assolvimento del mandato”. È quanto si legge in un comunicato diffuso dal Quirinale.
“L’aggravarsi della situazione – è stato osservato –, causata dai numerosi lanci di ordigni verso Israele e dalle operazioni militari israeliane contro le milizie di Hezbollah, rende più che mai importante sostenere le iniziative per il rafforzamento delle Forze armate libanesi (Laf) affinché siano in grado di garantire efficacemente il pieno controllo di tutto il territorio libanese a cominciare dalla Blue Line in cooperazione con Unifil”. Secondo il Consiglio supremo di difesa, “allarmano la sofferenza e le vittime tra la popolazione civile, che versa in condizioni drammatiche a causa del conflitto in corso”. Inoltre, il Consiglio “ritiene che la rimozione dal Libano meridionale del materiale di armamento illegale, reso ancora più evidente dalle azioni compiute dai miliziani di Hezbollah nell’area presidiata da Unifil, può essere raggiunta solo attraverso la piena partecipazione delle parti alla attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite 1701 nel 2006. Emerge ora la necessità di cessare il fuoco e di sollecitare una iniziativa sia all’Onu sia con i Paesi contributori alla missione per rinforzare Unifil, in modo da renderla più efficace rispetto al fine per cui è stata istituita”. Infine, “resta centrale la sicurezza e la tutela del personale di Unifil, la cui presenza risulta fondamentale per la stabilizzazione della regione. Il Consiglio ritiene inaccettabili gli attacchi alle forze di pace dell’Onu da parte dell’esercito israeliano e sottolinea come tutte le parti in causa abbiano l’obbligo, ai sensi della Risoluzione 1701 nonché del diritto internazionale, di garantire la sicurezza e l’incolumità del personale e delle strutture dell’Onu”.