“Desidero immaginare così l’incontro tra Gesù e Patrizia. Vedendola arrivare alle porte del paradiso, il Signore sarà stato preso da grande compassione per lei e le avrà detto: ‘Non piangere!”‘. È il brano evangelico della vedova di Naim, il cui pianto per la morte dell’unico figlio accende la compassione di Gesù, a fare da sfondo all’omelia pronunciata questo pomeriggio dal vicario generale dell’arcidiocesi di Agrigento, don Giuseppe Cumbo, durante i funerali dell’insegnante agrigentina di 53 anni, Patrizia Russo, uccisa dal marito in provincia di Alessandria, celebrati nella chiesa Sacro Cuore di Gesù alle Rocche del capoluogo siciliano. “Sarà stata proprio questa l’espressione che Gesù avrà rivolto a Patrizia vedendola arrivare alle porte del paradiso – ha proseguiti don Cumbo -. Avrà intravisto sul suo volto la preoccupazione per la sua famiglia, in particolare per i figli Francesco e Giuliana, lo sgomento per il suo sposo Giovanni. Avrà notato nei suoi occhi, innamorati della vita, lo smarrimento per un fatto inspiegabile”. “‘Non piangere!’, avrà detto Gesù rivolgendosi a Patrizia, ‘in modo diverso continuerai a sostenere i tuoi figli e ad amare le persone a te care’. E lei, in silenzio, si sarà fidata di quelle parole e si sarà lasciata abbracciare”.
Ma dalla compassione di Gesù, ha osservato il sacerdote, scaturisce anche un invito al giovanissimo morto: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. “L’immagine di quella bara di un figlio unico di una madre vedova rappresenta la nostra società sempre più segnata da conflitti, incomprensioni, solitudine e incapacità di chiedere aiuto”. Per don Cumbo, “sono queste le situazioni che ogni giorno ci fanno assistere impotenti alla deriva di una società che sceglie di incamminarsi verso luoghi di silenzio e di morte, allontanandosi sempre di più dai luoghi della convivenza pacifica, del dialogo e della fraternità”.