Circa 30 denominazioni norvegesi e organizzazioni cristiane hanno redatto una dichiarazione congiunta su “diversità di genere e sessualità”. A redigere la dichiarazione, insieme ai due vescovi cattolici norvegesi, rappresentanti delle Chiese luterane, pentecostali e battiste. Pubblicata il 15 ottobre scorso in diverse lingue, ha visto aggiungersi altre 6 comunità religiose nella lista dei firmatari. Poiché il testo ha generato molto dibattito nel Paese nordico, e da alcuni è stata ritenuta “offensiva”, sul sito della Chiesa cattolica i vescovi Bernt Eidsvig ed Erik Varden hanno specificato che “il magistero riguarda principi oggettivi, mentre la pastorale tiene conto dell’esperienza soggettiva dell’individuo e dei suoi punti di forza e di debolezza”. In particolare mons. Varden ha sottolineato come “essere cristiano è vivere con la propria imperfezione nel quadro di una chiamata a diventare perfetti. Questa è la dialettica evangelica fondamentale”. Il testo in questione esprime alcuni principi “sulla base della nostra fede nella Bibbia come Parola di Dio, del riconoscimento delle realtà biologiche e per il rispetto che abbiamo per i diritti dei bambini”. Il “matrimonio unisce un uomo e una donna” e “altre forme di relazione sessuale rappresentano una diversità che contrasta con la teologia della creazione”, si legge; ma c’è scritto anche che “per quanto profondamente possiamo essere in disaccordo su questioni di fede e sulla nostra stessa visione del mondo, sull’etica e sui codici morali, esortiamo tutti a incontrarci con rispetto, in uno spirito di amicizia”.
“Ci sono solo due sessi biologici, femmina e maschio” e “l’idea che il genere sia una categoria soggettiva e che l’identità sessuale e di genere possa essere scelta liberamente sulla base di sentimenti o preferenze, indipendentemente dal sesso biologico, è basata sull’ideologia. Non ha fondamento biologico o scientifico”. Così hanno scritto i rappresentanti delle chiese cristiane norvegesi nella dichiarazione congiunta su “diversità di genere e sessualità”. Nel testo, contenuto in una sola pagina e pubblicato in diverse lingue, si precisa che “non è diritto degli adulti avere un figlio” e “privare deliberatamente e intenzionalmente i bambini del diritto di conoscere la loro madre o il loro padre biologici e le loro famiglie, ad esempio attraverso la fecondazione assistita o la maternità surrogata, viola la volontà di Dio sulla creazione e i diritti dei bambini”. “I diritti dei bambini e il loro interesse superiore devono avere la precedenza sulle richieste e i desideri degli adulti, nella società laica e nella Chiesa”, si dice ancora, ma si sottolinea anche che “indipendentemente dal modo in cui sono concepiti, tutti i bambini sono ugualmente preziosi e amati da Dio”.
Si afferma infine che i firmatari si battono “per una società democratica, pluralistica e aperta, in cui ci sia spazio per la diversità di credo, caratterizzata dal rispetto reciproco. La libertà di espressione e di coscienza, così come la libertà religiosa, sono per noi valori centrali ed essenziali”. Allo stesso tempo, però ritengono che “autorità pubbliche ed enti governativi oltrepassino il loro mandato e potere con il tentativo di fare pressione sui cittadini e sulle organizzazioni affinché si adattino alla teoria queer su genere, sessualità e matrimonio. È una violazione della libertà religiosa e di coscienza, così come dei diritti dei genitori”.