Migranti: mons. Perego (Ferrara), sono “un segno di speranza per le nostre città”

“I migranti sono i lavoratori, le famiglie, gli studenti che hanno lasciato la loro terra per una vita migliore”. Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nella lettera pastorale “Segni dei tempi, segni di speranza” che sarà presentata in due incontri pubblici: il primo, il 24 ottobre alle 20.30 in Seminario a Ferrara; il secondo, la sera successiva, stessa ora, nell’Oratorio di Codigoro, come informa il settimanale diocesano “La Voce”. “Oggi – scrive il presule – sono 2 milioni e mezzo di lavoratori, quasi lo stesso numero di famiglie, un milione di studenti nelle scuole dell’obbligo e nelle Università. Molte sono donne e oltre un milione di loro curano le nostre donne. Li incontriamo in chiesa, in piazza, nei negozi, nei luoghi del tempo libero, sul lavoro, a scuola. Mezzo milione – aggiunge il presule – sono diventati imprenditori, artigiani. Molte nuove famiglie sono miste e molti bambini – ormai più del 25% – sono i nuovi nati da famiglie di immigrati o miste. I migranti sono un segno di vita, sono un segno di speranza per le nostre città che rischiano di morire”. Sono “segni di speranza”, si legge nel testo –  i gesti e i progetti di accoglienza anche nelle “nostre Chiese, segni di una cultura dell’incontro che va contro la cultura dello scarto e del rifiuto, ancora troppo presente e troppo alimentata da certa politica e comunicazione”. “Le nostre comunità, la Caritas diocesana – prosegue la lettera – hanno regalato bei segni di accoglienza in questi anni. Occorre che questi segni facciano cultura e diano speranza a noi e ai migranti, non restando momenti occasionali, ma segni a cui far seguire, la tutela, la promozione e percorsi di integrazione che riguardano non solo chi viene accolto, ma anche chi accoglie”.

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