Consiglio d’Europa: Comitato diritti sociali si esprime su insegnanti di religione in Italia. Attesa per l’esito del pronunciamento

(Foto Consiglio d'Europa)

(Strasburgo) Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa si è espresso oggi in merito al caso sollevato da Confederazione generale sindacale Cgs, Federazione Gilda-Unams e Sindacato nazionale insegnanti di religione cattolica nei confronti dell’Italia (reclamo n. 192/2020). Il reclamo, avanzato cinque anni or sono, riguarda diversi articoli della Carta sociale europea, fra cui quelli relativi a diritto al lavoro, diritto a una giusta retribuzione, diritto di contrattazione collettiva, diritto alla protezione in caso di licenziamento, non discriminazione. “Nel loro reclamo, le organizzazioni ricorrenti – si legge in una nota diffusa oggi a Strasburgo – hanno affermato che gli insegnanti di educazione religiosa cattolica con contratti a tempo determinato sono discriminati rispetto agli insegnanti di altre materie nelle scuole pubbliche a causa del mancato svolgimento da parte dell’Italia di procedure di reclutamento straordinarie per concedere lo status di titolare per quanto riguarda la prima categoria e del limite del 70% (invece del 100%) delle posizioni vacanti e disponibili applicato nella determinazione del numero di posti da coprire con contratti a tempo indeterminato per quanto riguarda gli insegnanti di educazione religiosa cattolica”. Le organizzazioni ricorrenti hanno inoltre sostenuto che “gli insegnanti di educazione religiosa cattolica nelle scuole pubbliche sono ulteriormente discriminati a causa dell’impossibilità di ottenere la conversione automatica dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato”, una volta superato il limite massimo di rinnovo, “come avviene nel settore privato”. Infine si legge: “Conformemente all’articolo 8§2 del Protocollo che prevede un sistema di reclami collettivi, la presente decisione non sarà resa pubblica prima che il Comitato dei ministri abbia adottato una risoluzione o una raccomandazione, o al più tardi quattro mesi dopo la sua trasmissione al Comitato dei ministri”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa