È noto che l’allattamento al seno fornisce al neonato nutrienti chiave, ne rafforza il sistema immunitario e ne favorisce il processo di attaccamento alla madre. Per questo, la Società italiana di neonatologia (Sin) e la Società italiana di pediatria (Sip), assieme ad altri 18 Enti specializzati in materia, hanno costituito un Gruppo di lavoro nazionale interdisciplinare ed hanno dato vita alla Position Statement sulla patologia della mammella e lattazione per rivisitare convinzioni inappropriate ed oramai superate, alla luce delle più aggiornate evidenze scientifiche.
La Position Statement (oltre 60 pagine) passa in rassegna la compatibilità e sicurezza dell’allattamento con le principali patologie mammarie in atto (per esempio un’infezione) o pregresse (per esempio un intervento chirurgico).
“Se nelle patologie mammarie si valuta attentamente il rapporto rischi/benefici, quasi sempre è possibile incoraggiare senza incertezze l’allattamento di una madre che sia adeguatamente informata e naturalmente motivata ad avviare o a non interrompere l’allattamento”, commentano Sin e Sip. In particolare, “le indagini strumentali al seno di tipo radiologico, ecografico e le risonanze nucleari (anche con mezzo di contrasto) sono assolutamente compatibili con l’allattamento e correttamente interpretabili, anche se la mammella è in fase di lattazione”. La donna non deve dunque smettere di allattare per sottoporsi ad accertamenti diagnostici, che d’altro canto non vanno neppure in alcun modo procrastinati, per non ritardare la diagnosi di un eventuale cancro del seno. Anche l’agobiopsia, come confermato dagli specialisti, è compatibile con l’allattamento. “Pur rappresentando condizioni cliniche che in varia misura ostacolano l’allattamento, la mastite o l’ascesso mammario, così come un pregresso cancro al seno o una mastoplastica, non controindicano l’allattamento”, concludono gli esperti invitando gli operatori sanitari ad incoraggiare le donne ad allattare il proprio bambino anche in caso di patologia della mammella.