“Arcipelago psicoterapia” è il tema del congresso in programma dal 3 al 6 ottobre presso il Centro Mariapoli, a Castel Gandolfo, per iniziativa della Fiap – Federazione italiana delle associazioni di psicoterapia guidata dal professor Luigi Janiri, che rappresenta un gran numero di psicoterapeuti di formazione psicologica e medica e vari orientamenti di scuola. Il congresso – alla sua decima edizione – vedrà alternarsi illustri relatori nazionali e internazionali tra cui Norman Sartorius, ex direttore della sezione della Salute mentale dell’Oms, e Georg Northoff, neurofilosofo e neuroscienziato di fama mondiale. Al centro dei lavori l’identità dello psicoterapeuta e la rilevanza della psicoterapia in tempi di cambiamento epocale, di fronte alle sfide delle grandi crisi psico-sociali contemporanee (economia, pandemia, clima, guerra).
“Il contesto storico e politico che attraversiamo si ripercuote inevitabilmente sulla salute psichica dell’individuo, della coppia e della famiglia – si legge in una nota di presentazione –, e per questo nel congresso si dibatterà anche sul ruolo dei servizi pubblici che sono chiamati ad importanti trasformazioni”. Il congresso inoltre ha lo scopo di “sensibilizzare la politica a valorizzare il trattamento psicoterapeutico come potente strumento di cura e come risorsa irrinunciabile per la salvaguardia della salute mentale delle persone, oggi più che mai in profonda crisi esistenziale”.
“In psicoterapia siamo come tante ‘mani’ diverse che operano con lo stesso obiettivo: creare una virtuosa relazione psicoterapeutica”, spiega il segretario Fiap, Gianpaolo Lombardi. Di qui alcuni interrogativi: “Quali sono le connessioni, i contesti ed i confini delle differenti forme di psicoterapia? In quanti modi, diversamente psicoterapici, possiamo legarci al processo di cura? Quali ‘mani’ sono più indicate per determinati contesti psicoterapeutici? Quali ‘mani’ in realtà non operano per la psicoterapia, rischiando di sconfinare dove non devono o non possono? Allargando il contesto, in che modo il servizio pubblico e privato possono darsi una mano e non chiudersi in un pugno?”.