“La Chiesa ha bisogno di luoghi pacifici e aperti, da creare prima di tutto nei cuori, in cui ciascuno si senta accolto come figlio in braccio a sua madre e come bimbo sollevato alla guancia dal padre”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro per l’apertura della seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità ha utilizzato l’immagine del bambino: “È Gesù stesso, nel Vangelo, a metterlo nel mezzo”, a mostrarlo ai discepoli, invitandoli a convertirsi e a farsi piccoli come lui. Loro gli avevano chiesto chi fosse il più grande nel regno dei cieli: lui risponde incoraggiandoli a farsi piccoli come un bambino. Ma non solo: aggiunge anche che accogliendo un bambino nel suo nome si accoglie lui. E per noi questo paradosso è fondamentale”. “Il Sinodo, data la sua importanza, in un certo senso ci chiede di essere grandi – nella mente, nel cuore, nelle vedute –, perché sono grandi e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano”, ha argomentato Francesco: “Ma proprio per questo non possiamo permetterci di staccare gli occhi dal bambino, che Gesù continua a mettere al centro delle nostre riunioni e dei nostri tavoli di lavoro, per ricordarci che l’unica via per essere all’altezza del compito che ci è affidato, è quella di abbassarsi, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà”. “Il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più”, l’aggiunta a braccio”. “Vivere i giorni che ci attendono nel segno dell’ascolto, della custodia reciproca e dell’umiltà – la consegna finale del Papa per l’assise sinodale – per ascoltare la voce dello Spirito, per sentirci accolti ed accogliere con amore e per non perdere mai di vista gli occhi fiduciosi, innocenti e semplici dei piccoli, di cui vogliamo farci voce, e attraverso i quali il Signore continua a fare appello alla nostra libertà e al nostro bisogno di conversione”.