“Individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio collegiale e sinodale del ministero episcopale – nelle Chiese particolari, nei raggruppamenti di Chiese, nella Chiesa tutta –, sempre rispettando il deposito della fede e la tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono”. È la consegna del Papa per il Sinodo sulla sinodalità. Intervenendo all’apertura dei lavori, Francesco ha precisato che “la composizione di questa XVI Assemblea è più che un fatto contingente. Esprime una modalità di esercizio del ministero episcopale coerente con la tradizione viva della Chiesa e con l’insegnamento del Concilio Vaticano II: mai il vescovo, come ogni altro cristiano, può pensarsi senza l’altro. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati. La presenza all’Assemblea del Sinodo dei vescovi di membri che non sono vescovi non fa venir meno la dimensione episcopale dell’assemblea. Meno ancora pone qualche limite o deroga all’autorità propria del singolo vescovo e del Collegio episcopale. Piuttosto segnala la forma che è chiamato ad assumere l’esercizio dell’autorità episcopale in una Chiesa consapevole di essere costitutivamente relazionale e per questo sinodale. La relazione con Cristo e tra tutti in Cristo – quelli che ci sono e quelli che ancora non ci sono ma che sono attesi dal Padre – realizza la sostanza e modella in ogni tempo la forma della Chiesa”. “Non dimentichiamo che lo Spirito è l’armonia”, l’aggiunta a braccio: “È un’armonia esistenziale”.