La descrizione e l’analisi di quell’articolato sistema di regole, rituali e gerarchie che fanno del cerimoniale uno strumento di analisi e comprensione dei consolidati rapporti tra lo Stato della Città del Vaticano e lo Stato italiano. È quanto contiene “Cerimonie e potere. Studio delle dinamiche protocollari tra la Repubblica italiana e lo Stato della Città del Vaticano” (Nova Millennium Romae editore), opera prima di Antonio Veltri, che si occupa di cerimoniale a livello istituzionale, e di Matteo Cantori, giurista e giornalista. Il volume, in libreria in questi giorni, “pone in evidenza la consuetudine di relazioni tra uno stato di antichissime tradizioni, quello della Santa Sede, che per oltre mille anni ha esercitato il suo potere temporale su Roma e su vasti territori dell’Italia centrale, e lo Stato italiano, moderno, laico, che dopo la ‘breccia di Porta Pia’ trasferì la sua capitale proprio nella Città eterna”. Tre i capitoli che compongono il volume: “Cerimonie e struttura: elezioni del Papa e del Presidente nella tradizione e nel protocollo”; “Sovranità spirituale e temporale: relazioni protocollari tra Italia e Città del Vaticano”; “Dall’altare al palazzo: simboli, abiti e uniformi di potere”. Le relazioni tra i due Stati vennero regolate soltanto a partire dai Patti Lateranensi del 1929 sfociando in un insieme di comportamenti protocollari nei quali i cerimoniali dialogano e si confrontano. Sono numerosi gli aspetti legati al protocollo che vanno rispettati tra le istituzioni italiane e la Santa Sede, a partire da quelli relativi all’ordine delle precedenze delle cariche pubbliche, o degli appellativi che devono essere utilizzati nei confronti delle autorità. All’interno di una complessa rete di relazioni internazionali, questo studio si prefigge di “esaminare e approfondire la conoscenza del cerimoniale sia dello Stato della Città del Vaticano sia dello Stato italiano, ripercorrendo le loro origini storiche, le pratiche contemporanee e le dinamiche interne ed esterne che li plasmano”.