“Gli avvenimenti che si susseguono drammaticamente senza sosta in Medio Oriente e che sembrano non avere più confini non possono lasciarci indifferenti. Condanniamo con fermezza l’escalation militare del governo israeliano poiché nessun diritto alla difesa consente di fare vittime civili in misura del tutto sproporzionata, di ridurre città, campi profughi, villaggi in un deserto. I deplorevoli attacchi delle formazioni terroriste e paramilitari contro Israele e i suoi abitanti non giustificano alcuna forma di rappresaglia indiscriminata”. Lo dichiara, oggi, Antonio Lissoni, presidente di Aifo.
Aifo è un’organizzazione che lotta contro disuguaglianza e discriminazione, promuovendo la pace, da più di 60 anni. Come sostiene il presidente, “Aifo lavora ogni giorno nel mondo e in Italia per dare a chi è più vulnerabile accesso alle cure mediche e all’inclusione sociale. Perché ogni persona ha il diritto di vivere bene, nel luogo in cui si trova. Vogliamo deprecare quindi, ancora una volta, tutte le guerre, non solo in Medio Oriente o in Ucraina, ma anche quelle dimenticate e oggi particolarmente la guerra in corso in Sudan ed altri conflitti armati”.
“Le parole di pace – le nostre si aggiungono a quelle ben più autorevoli di Papa Francesco – non bastano a fermare le guerre. Sono certo indispensabili per alimentare la speranza e una coscienza vigile e consapevole. Altre parole nutrono però anche i discorsi dell’odio, che non dobbiamo alimentare con altre parole d’odio. Sono anche queste parole a sostenere e ‘giustificare’ le guerre, basti pensare ai fondamentalismi religiosi che si affrontano in Medio Oriente. Abbiamo bisogno di parole di pace che privano i discorsi dell’odio delle loro ragioni e dei loro successi. Per pronunciare più efficaci parole di pace è indispensabile ascoltare anche le voci delle vittime, di tutte le vittime per aprire la lunga strada della riconciliazione. Ben vengano tregue umanitarie e cessate il fuoco, la vera pace sarà solo nella giustizia e nella riconciliazione”, sostiene Lissoni.
Fedele alla sua missione e al pensiero di Raoul Follereau, “Aifo vuole contribuire a costruire un futuro di pace – conclude il presidente -. In Italia lo fa attraverso la cultura della pace con i suoi programmi educativi e formativi, nelle scuole, ad esempio con il concorso scolastico, con i corsi per docenti, operatori sociali, volontari, con i corsi di specializzazione sociosanitaria comunque orientati da un pensiero inclusivo. Nei Paesi dove Aifo è presente lo fa con progetti di cura e inclusione rivolti alle persone più vulnerabili, nei territori più emarginati. Questi progetti prevedono la sensibilizzazione verso le persone discriminate, la prevenzione della violenza contro le donne, l’educazione, la formazione professionale, la messa a disposizione di risorse per l’inclusione socioeconomica. Sono azioni concrete, certo singolarmente insufficienti, ma coltiviamo il sogno, come il nostro fondatore ci ha insegnato, di una ‘epidemia’ della pace per disegnare il nostro futuro”.