“Non possiamo avere una legge del ’92, serve una legge che rispecchi il Paese attuale, ossia una società plurale, multiculturale, multietnica e complessa, che ha bisogno di valorizzare le risorse che ci sono”. Lo ha detto oggi a Roma, durante un incontro organizzato da Save the Children, l’antropologa Cristina Molfetta, curatrice del report annuale sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes, da sempre favorevole alla riforma della cittadinanza. “Purtroppo il Paese è ostaggio del dibattito politico – ha affermato –. Chi dice che non esiste un problema di cittadinanza non ha mai vissuto le discriminazioni che ne conseguono. Per cui siamo favorevoli a qualunque apertura. Abbiamo avuto una classe politica che non è mai riuscita ad arrivare ad un risultato. Dobbiamo vincere questo tabù”. Ha smontato invece tante argomentazioni della politica contrarie ad una riforma Ennio Codini, della Fondazione Ismu, docente di diritto pubblico e diritto dell’immigrazione all’Università Cattolica: “È falso che con la cittadinanza vi sarebbero maggiori flussi migratori. Tranne che per lo ius soli, come accade negli Stati Uniti, la letteratura scientifica smentisce che sia un fattore di attrazione; è falso che ci sarebbero più concessioni di cittadinanza, perché stiamo parlando di persone che prima o poi ci arriveranno, quindi ci sarebbe solo un aumento significativo nel momento dell’approvazione ma poi nel lungo periodo i dati si stabilizzerebbero”. Al contrario con lo ius scholae, ad esempio, “si valorizzerebbe la scuola come luogo di integrazione, si risponderebbe alla domanda di cittadinanza e identità quando sorge, si riconoscerebbero diritti. Potrebbe essere anche un incentivo per frenare la dispersione scolastica”.