Va sviluppata una pastorale organica della terza età: è quanto auspica il card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, in una nota diffusa in occasione del 25° anniversario della lettera di san Giovanni Paolo II agli anziani (1° ottobre 1999) al termine di un anno, che le Nazioni Unite avevano dichiarato “Anno internazionale dell’Anziano”. Una riflessione che il prefetto definisce “profonda e toccante sulla vecchiaia, con argomentazioni sorprendentemente lungimiranti che gettarono le basi per un chiaro pensiero della Chiesa su questo tema negli anni a venire”. Per il cardinale la scelta di affrontare la questione della vecchiaia nel contesto della cura pastorale dei laici rivela “la consapevolezza, già emergente all’epoca, di un apostolato per i laici e con i laici trasversale alle età della vita che valorizzi anche gli anziani. Questa interconnessione riflette una realtà demografica e sociale in continua evoluzione e anticipa, in un certo senso, le sfide e le opportunità che la Chiesa deve affrontare oggi”. Chiaro il riferimento alla “presenza sempre più significativa di fedeli in età avanzata. La crescente longevità delle persone non solo modifica la composizione demografica delle comunità ecclesiali, ma influenza anche le dinamiche pastorali, spirituali e sociali all’interno della Chiesa” annota il prefetto che pone questioni, come “Stiamo sviluppando uno stile di spiritualità cristiana adeguata ad accompagnare le fragilità e la solitudine di chi si sente ai margini della società?”. Questa e altre, spiega il card. Farrell, “sono domande che segneranno a medio e lungo termine il futuro della Chiesa”. Ne consegue che “in questo ambito della missione, siamo chiamati ad un discernimento ecclesiale, sia a livello di Conferenze episcopali che di diocesi, per riuscire a rispondere meglio ai bisogni spirituali di chi vorrebbe avvicinarsi all’incontro col Padre sentendosi accompagnato, parte di una Chiesa in cui si è sentito vivo e partecipe fino alla fine”. In tal senso, conclude il Prefetto, “la Lettera di Giovanni Paolo II può essere la base per proseguire nelle riflessioni del Magistero e renderle un cammino concreto per ogni comunità ecclesiale”.