In 24 anni raddoppiato nel nostro Paese il rischio di incidenza tumorale, soprattutto fra i giovani. I soggetti di 15-39 anni con cancro sono infatti passati dai circa 10mila nel 1995 ai circa 20mila nel 2019. Inquinamento atmosferico, fumo, esposizione a pesticidi, nanoplastiche, Pfas, cibi processati aumentano i rischi. Se ne è parlato nel quarto Convegno nazionale “Curare è prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita”, promosso il 18 ottobre a Roma dall’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma (Ail),
Secondo l’Oms, circa il 22% delle malattie globali è dovuto all’esposizione a fattori ambientali modificabili; percentuale che sale tra il 23 e il 26% nei bambini. Giorgio Parisi, professore emerito dell’Università di Roma Sapienza e Premio Nobel per la fisica, ha denunciato che la mortalità infantile nel Sud è del 30% maggiore di quella del Nord: “Non è un problema genetico ma di scarsa organizzazione delle cure”. Dal Premio Nobel l’indicazione a prevedere un’ora di lezione di educazione sanitaria a settimana a scuola, “per far conoscere ai giovani le malattie più frequenti, i sintomi da non tralasciare, i fattori di rischio”, ma anche una provocazione: “aumentare il prezzo delle sigarette in modo scioccante”, pensare “alla deduzione delle spese per l’attività fisica” che protegge da molte malattie inclusi i tumori, abbassare i prezzi, “spesso ingiustificati”, di frutta e verdura, “fondamentali per la salute, così da incentivarne il consumo nella popolazione”. Sull’impatto delle plastiche in mare, in particolare le “nanoplastiche” che “possono causare danni alle cellule umane attraverso reazioni allergiche e morte cellulare”, si è soffermato Franco Andaloro, Cluster Big, Fondazione italiana biologi. Alessandro Giannì (Greenpeace Italia) ha illustrato l’impatto delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas), utilizzate ad esempio nelle padelle antiaderenti, l’esposizione ai quali si associa a “problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato, al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli, e causa, inoltre, impatti negativi sulla fertilità”. L’esposizione a campi elettromagnetici è causa di “leucemie infantili, tumore al seno, glioma e neuroma acustico”, ha avvertito Massimo Sperini (Università Roma Tor Vergata, Cirps, sezione Bioelettromagnetismo). Per il presidente nazionale di Aili, Giuseppe Toro, “è possibile intervenire su fattori ambientali e comportamentali per ridurre il rischio”, ma occorre impegno e collaborazione tra attori sociali, politici e società civile. E soprattutto, “la prevenzione non può continuare a essere la Cenerentola degli interventi sulla salute”.