“Per noi la poligamia non è un problema di un solo Paese, ma di tutta l’Africa”. Lo ha detto il card. Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba, in Sud Sudan, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il briefing odierno sul Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 27 ottobre. “Il Sinodo ci ha insegnato che dobbiamo affrontare i problemi in modo olistico”, ha testimoniato il cardinale: “quello che accade oggi in Africa va trattato come un problema globale”. Sulla poligamia la Conferenza episcopale dell’Africa e del Madagascar ha presentato un documento, ha ricordato il porporato, dove “la cura pastorale delle famiglie poligamiche è molto importante. Dobbiamo occuparci delle persone, delle situazioni che vivono dove esse emergono”. A proposito della guerra in Sud Sudan, Mulla ha affermato che “ci sono ancora questioni irrisolte da affrontare insieme: la guerra continua in Sudan, un paese nostro fratello: noi abbiamo avuto l’indipendenza e pensavamo di risolvere i nostri problemi, ma i problemi sembrano invece aumentare. In Sud Sudan ci sono ancora tanti problemi relativi agli accordi di pace che vanno riportati in vita, e la leadership del nostro paese non è in grado di farlo. Il Sud Sudan è ancora in condizioni di instabilità, e noi vescovi continuiamo a dire che gli accordi di pace vanno attuati”. “Al Sinodo non esistono lotte di potere”, ha assicurato mons. Luis Marín De San Martín, sottosegretario della Segreteria generale del Sinodo e membro della Commissione per l’Informazione: “nella Chiesa si viene per servire, e quella sinodale è una chiesa dinamica”. Dell’opzione preferenziale per i poveri, che dalla Conferenza di Medellin del 1968 in poi caratterizza tutta l’America Latina, ha parlato il card. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, che ha aggiunto: “in Colombia lavoriamo con il governo per cercare la riconciliazione e la pace”.