Migrazioni, Ucraina, Medio oriente: questi i temi al centro del Consiglio europeo tenutosi a Bruxelles e conclusosi nella notte. Clima relativamente disteso tra i 27 capi di Stato e di governo, pochi i risultati (e forte attendismo forse in vista dell’esito delle presidenziali Usa), evidente la pressione a “chiudere le frontiere” verso chi arriva da fame e guerre; modeste le aperture verso Kiev. Il documento finale del summit non dice tutto quello che è accaduto a Bruxelles, ma dice molto. Il clima politico sta cambiando e, visto che la solidarietà fatica a imporsi come regola tra i Ventisette, si punta su azioni – per ora parole – muscolari. Nel capitolo sulle migrazioni, dopo il minisummit promosso dalla premier Meloni con una decina di leader e la presenza di Ursula von der Leyen, si legge di una “discussione strategica approfondita in tutte le sue dimensioni e lungo tutte le rotte”, mentre si concorda “che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea”. Poi alcune righe fumose su decisioni passate (ma non si parla di dare rapida attuazione al pur discusso Patto sulla migrazione e l’asilo”), per auspicare “una maggiore cooperazione con i Paesi di origine e di transito, attraverso partenariati globali reciprocamente vantaggiosi, per affrontare le cause profonde e combattere il traffico e la tratta di esseri umani al fine di prevenire la perdita di vite umane e le partenze irregolari”. Auspicio che ricorre ad ogni summit. Quindi una precisazione: “Percorsi sicuri e legali in linea con le competenze nazionali sono fondamentali per una migrazione regolare e ordinata”. Quindi il Consiglio europeo “sollecita un’azione risoluta a tutti i livelli per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall’Unione europea”.
Quindi un occhio di riguardo per la Polonia, vicina di casa di Bielorussia, Ucraina e Russia, dove il premier Tusk ha chiuso le frontiere ai migranti che giungono proprio dalla Bielorussia. “Né alla Russia, né alla Bielorussia, né a nessun altro Paese, può essere consentito di abusare dei nostri valori, compreso il diritto di asilo, e di minare le nostre democrazie. Il Consiglio europeo esprime solidarietà alla Polonia e agli Stati membri che si trovano ad affrontare tali sfide. Situazioni eccezionali richiedono misure appropriate”. Quindi la frase che apre a nuove “sperimentazioni”, compresi gli hub esterni: “Dovrebbero altresì essere presi in considerazione nuovi modi per prevenire e contrastare la migrazione irregolare in linea con il diritto dell’Ue e internazionale”.