Sinodo: Pires, “proposta assemblea ecclesiale del Mediterraneo per ascoltare i migranti”

“Un’assemblea ecclesiale mediterranea, non euromediterranea, per ascoltare direttamente la voce dei migranti”. È una delle proposte emerse al Sinodo sulla sinodalità, secondo quanto ha riferito nel briefing odierno in sala stampa vaticana Sheila Leocádia Pires, segretaria della Commissione per l’informazione. “Aprire le parrocchie alle esigenze dei giovani, cambiando l’orario delle messe o aprendo cappelle nei centri commerciali”, altra proposta dei padri e delle madri sinodali, giunti alla terza settimana dei lavori in Aula Paolo VI, dove si è parlato anche delle persone con necessità speciali, “con le quali Gesù si identifica e ai quali rivolge parole di liberazione integrale, senza alcun cenno di rassegnazione o paternalismo”.  “Come coniugare l’autorità dottrinale con l’autorità pastorale”, ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione, è stato uno degli interrogativi al centro del dibattito sinodale sul rapporto tra Chiesa universale e Chiesa locale. “Non c’è Chiesa senza vescovo e non c’è vescovo senza Chiesa”, è stato detto mettendo in guardia dalla “polarizzazione che mette a rischio l’unità della Chiesa”. “Al Sinodo non cerchiamo l’eccellenza, ma la santità; non cerchiamo profitti, ma frutti per il Regno di Dio”, ha detto il card.  Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec e membro del Consiglio Ordinario, descrivendo la sua esperienza sinodale. Un tema trasversale al Sinodo, ha reso noto mons. Pedro Carlos Cipollini, vescovo di Santo André (Brasile), è quello del “cambiamento necessario, che richiede una conversione in tre direzioni:  pastorale, strutturale e sinodale”. “Nel Sinodo ci sono anche tensioni e divergenze, ma senza polarizzazioni”, ha rivelato suor Samuela Maria Rigon, superiora generale delle Suore della S. Madre Addolorata: “Ci sono molte polarità da abitare, ecco perché è necessario un processo di decentralizzazione per entrare nelle varie culture preservando l’unità della Chiesa. Il Sinodo ci ha insegnato prima di tutto il primato delle relazioni: non siamo abituati ad abitare le polarità, prima fra tutte quelle tra uomo e donna”.

 

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