“Cessare il fuoco subito e ristabilire i confini. Unifil è testimone delle violazioni e fondamentale per la nostra sicurezza. I due Stati sono l’unica soluzione che può garantire una pace permanente nella regione. 1.200.000 libanesi nelle strade con l’inverno in arrivo”. Lo ha detto, in sintesi, l’ambasciatrice del Libano in Italia Mira Daher incontrando un gruppo di studenti delle Università romane durante il Festival della diplomazia in corso dal 16 al 25 ottobre a Roma. “La giustizia è la chiave della pace. Il problema palestinese non appartiene al Libano, ma al mondo intero. C’è un popolo, quello palestinese, che non è trasparente, che esiste, e bisogna ammettere che senza la soluzione dei due Stati non ci può essere pace stabile. Quindi, è necessaria la giustizia e per Israele l’accettazione degli altri, riguardo ai palestinesi. Quando sarà fatta giustizia tutto sarà dato a tutti, tutti vivranno in pace perché non ci saranno più alibi per combattere, né per dire ‘io ho diritto di esistere e tu no’”. “I civili del confine nord di Israele – ha ricordato – chiedono la stessa cosa di quelli a sud del Libano, che hanno il diritto di non vedere distrutte le loro case ogni volta che si cerca qualcuno o qualcosa. Abbiamo terre occupate ed è molto importante sapere che le Nazioni Unite servono a parlare gli uni con gli altri per trovare soluzioni. Quando c’è una guerra tutti perdono: infrastrutture, tempo, economia. Ma le più importanti sono le vite perse. Per smettere di perderle bisogna ammettere che c’è un problema: ci sono i palestinesi che vivono in questa terra e che devono coesistere con Israele in due Stati. Il Libano deve riavere indietro i suoi territori e le frontiere devono tornare ad essere quelle stabilite nel 1949”.
“La presenza dell’Unifil – ha sottolineato l’ambasciatrice – è molto importante perché è la nostra garanzia, la nostra sicurezza. Il governo libanese conta molto sulla presenza dell’Unifil e sulla sua oggettività che è importante per tutti, in particolare per l’Italia che ha guidato la missione molte volte e per molti anni. L’obiettività di Unifil ha reso meno pericoloso quello che sta succedendo, perché sta invitando tutta la comunità internazionale a vedere cosa sta succedendo in Libano e a fermare questa escalation continua. Unifil è il vero garante della pace ed è questo il suo mandato. Tutte le parti coinvolte devono contribuire a questo mandato. E prima di tutto ad un cessate il fuoco, che è quello che chiediamo e che è stato deciso a Roma nel 2006 seguendo la direttiva 1701 delle Nazioni Unite”. “Abbiamo 1.200.000 rifugiati nelle strade con l’inverno in arrivo – ha ricordato – e anche due milioni di siriani, in una situazione economica già molto difficile fin dai tempi del Covid. Chi non lavora per il cessate il fuoco vuole più vite perse, che è quello che una lunga guerra significa. Quello che il Libano sta subendo perché dovrebbe liberarsi di Hezbollah non è giustificato. Uccidere molti civili solo perché in quel palazzo c’è una sola persona ricercata. Mirare ai civili dovunque dovrebbe essere proibito. Ogni vita di un civile per noi conta. Ogni bambino nato è responsabilità di ogni adulto e nessuno ha il diritto di decidere se deve vivere o no. Quando diremo basta? Chi dirà basta?”