Il rischio di carestia persisterà in tutta Gaza questo inverno a meno che i combattimenti non cessino e maggiori aiuti umanitari raggiungano le famiglie, secondo una nuova valutazione della sicurezza alimentare condotta da esperti di 16 agenzie Onu e Ong. Lo denuncia oggi l’agenzia Onu World food programme, citando il nuovo rapporto sulla sicurezza alimentare secondo cui “dodici mesi di combattimenti hanno decimato i mezzi di sussistenza, ridotto drasticamente la produzione alimentare e limitato gravemente le linee di rifornimento sia commerciali che umanitarie”. I dati nella Classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (IPC – Integrated Food Security Phase Classification), pubblicati oggi, indicano che prossimi mesi si prevedono 1,95 milioni di persone a Gaza (il 91 per cento della popolazione) che saranno nella fase IPC 3, o più alta, di insicurezza alimentare acuta. Secondo l’IPC, che utilizza standard scientifici globali per valutare i livelli di insicurezza alimentare, 345.000 persone affronteranno livelli catastrofici di fame (fase IPC 5) e 876.000 persone (il 41 per cento) livelli di fame di emergenza (fase IPC 4). Nel rapporto si evidenzia una riduzione marginale della gravità dell’insicurezza alimentare nel periodo settembre-ottobre 2024 rispetto all’ultimo rapporto pubblicato a giugno. Ciò è stato in gran parte attribuito a un aumento dell’assistenza umanitaria nei governatorati di Gaza settentrionale, Gaza City, Deir al-Balah e Khan Younis tra maggio e agosto 2024. Questo leggero miglioramento sarà di breve durata, ha avvertito il rapporto, “a causa dei combattimenti in corso e della forte riduzione dei flussi umanitari e commerciali da settembre. Si prevede che ciò riporterà la maggior parte della popolazione a soffrire una grave insicurezza alimentare e un peggioramento dei livelli di malnutrizione acuta nel prossimo inverno”. A causa della carenza di scorte alimentari a settembre il Wfp è stato in grado di fornire aiuti solo alla metà delle famiglie che prevedeva di raggiungere, e dando razioni ridotte. A ottobre, il Wfp non è stato in grado di effettuare alcuna distribuzione di pacchi alimentari. Si stanno poi pericolosamente esaurendo le scorte per le sue cucine che preparano pasti caldi oltre alla produzione di pane. Il rapporto dell’IPC evidenzia che i governatorati del nord e del centro di Gaza, insieme a Rafah a sud, rischiano la carestia tra novembre 2024 e aprile 2025 se i combattimenti continuano e le linee di rifornimento umanitarie e commerciali rimangono gravemente limitate. “Il conflitto in corso nel nord di Gaza e a Deir al-Balah suggerisce che lo scenario peggiore è plausibile”, avverte il rapporto. Il Wfp continua a chiedere “che i valichi di frontiera siano aperti, che gli impedimenti burocratici siano rimossi e che la legge e l’ordine siano ripristinati attorno al cruciale valico di Kerem Shalom nel sud di Gaza” e di “fermare i combattimenti per consentire al Wfp e alle agenzie umanitarie di rispondere adeguatamente alla crisi”.