L’arcidiocesi di Taranto si esprime in merito alla cerimonia di riavvio dell’altoforno 1, alla presenza del ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso, di qualche giorno fa. Afo1 è il più vecchio dello stabilimento siderurgico di Taranto. Alimentato a carbone, risale al 1964. “Perché, a distanza di 12 anni dal sequestro con facoltà d’uso degli impianti, invece di assistere ad una cerimonia foriera di un effettivo cambiamento del sistema produttivo – si legge nella nota dell’arcidiocesi ionica – si celebra la riattivazione di un vecchio altoforno a carbone, andando, tra l’altro, in direzione contraria alla prospettiva europea di decarbonizzazione? Quanto tempo ancora si dovrà attendere per il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale? Relativamente alla sicurezza dei lavoratori, la vecchia Aia è stata completata riguardo gli aspetti della normativa antincendio e della rimozione integrale dell’amianto? Desta, inoltre, preoccupazione il picco di benzene particolarmente elevato registrato nei giorni scorsi, nonostante la produzione viaggi oggi su quantitativi estremamente ridotti”. E ancora, prosegue l’arcidiocesi: “Qual è il bene che si persegue davvero nel perseverare con il ciclo integrale a carbone? Quale prospettiva di politica industriale? La Chiesa non ha soluzione tecniche da offrire, ma sul saldo fondamento della sua Dottrina sociale, può solo parlare al cuore e all’intelligenza dell’umanità. La comunità di Taranto merita risposte responsabili, capaci di assicurare, senza compromessi al ribasso, salute e sicurezza di lavoratori e cittadini”.