“Per troppo tempo i teologi e i canonisti hanno camminato parallelamente”. A denunciarlo é stato don José San José Prisco, esperto, illustrando una delle novità del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 27 ottobre: la presenza di una Commissione di canonisti che affianca quella dei teologi. “Il compito dei canonisti è quello di capire meglio, in profondità, la norma canonica e la sua possibile applicazione al momento presente”, ha spiegato: “al Sinodo è presente una Commissione di canonisti che ha il compito di scoprire tra le petizioni una possibile modifica o nuove norme che possono migliorare il Codice di diritto canonico”. Nel Codice di diritto canonico, ad esempio, “è già chiara l’obbligatorietà dei Consigli pastorali o per gli affari economici, che implicano la collaborazione tra pastori, laici e religiosi. Ora si tratta di vedere come si possa attuare in concreto questo cambiamento, ribadendo tale principio”. La Commissione dei canonisti, ha reso noto Prisco, “sta lavorando ad una proposta emersa in tal senso dall’assemblea sinodale, ma il lavoro non si fermerà fino alla prossima estate”. “Al Sinodo stanno emergendo nuove domande che richiedono nuove risposte”, ha osservato il reverendo Ormond Rush, esperto proveniente dall’Australia, soffermandosi sul concetto della “tradizione vivente” della Chiesa, centrale nella dinamica del Concilio Vaticano II. “Il compito dei teologi è quello di offrire un orientamento e un aiuto nell’interpretare la direzione intrapresa dal cammino sinodale”, ha detto la professoressa Klára Antonia Csiszár, esperta dalla Romania: “Ma anche i teologi – ha aggiunto – hanno molto da imparare dal popolo di Dio. La teologia impara, stando nell’aula sinodale, quando è il momento giusto di dare risposte o di fare domande”.