“Esistono varie forme di discriminazione istituzionale rispetto alla concessione di una piena cittadinanza”: lo ha dichiarato Maurizio Ambrosini (sociologo dell’Università Statale di Milano), durante la presentazione del rapporto sulle povertà in diocesi di Milano, riflettendo sul tema “La cittadinanza aiuta, ma non basta”. “Alcune scaturiscono da norme scritte per limitare il godimento dei diritti, altre derivano dall’atteggiamento dei funzionari pubblici nei confronti dei migranti. Ciò ha precise e dirette conseguenze sulle condizioni di vita di tante persone: se non si è formalmente e pienamente cittadini, si finisce per subire discriminazioni che accentuano la precarietà delle condizioni di vita”. Ambrosini ha aggiunto: “Bisogna operare potenziando due direttrici di lavoro: l’advocacy (ovvero la tutela legale) e l’associazionismo, immigrato e misto, per l’affermazione dei diritti. La cittadinanza legale non è sufficiente a difendersi dall’impoverimento: occorre promuovere i diritti sostanziali, cioè l’accesso pieno ai diritti sociali e la partecipazione attiva alla vita della comunità. In questo senso, cruciale è a mio parere il rafforzamento delle alleanze tra italiani solidali e associazioni dei migranti”.