Colombia: Onu, “comunità sotto il fuoco incrociato”. P. Giraldo al Sir, “sterminio dei leader sociali continua incessante, in un sistema giudiziario di impunità”

“La complessa situazione della sicurezza in diverse regioni del Paese continua ad essere uno dei maggiori ostacoli alla costruzione della pace”. Lo ha dichiarato ieri il capo della Missione di verifica delle Nazioni Unite in Colombia, Carlos Ruiz Massieu, consegnando al Consiglio di Sicurezza il rapporto trimestrale del segretario generale sullo stato di attuazione dell’Accordo di pace nel Paese, evidenziando la violenza, le pressioni e le minacce a cui sono sottoposti i firmatari dell’Accordo e i leader sociali da parte di attori armati che si contendono il controllo territoriale e le rotte strategiche legate alle economie illecite. Inoltre, la mancanza di sicurezza continua a ripercuotersi sulla vita delle comunità “che si trovano sotto il fuoco incrociato e sono soggette a fenomeni riprovevoli come il reclutamento di minori, lo sfollamento e il confino”. Di fronte a questo scenario, ha proseguito, è necessario un approccio globale per far progredire le garanzie di sicurezza dell’Accordo di pace.
Per quanto riguarda queste iniziative di dialogo, ha riferito che i colloqui tra il governo e l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) sono in stallo da mesi e che, di conseguenza, il cessate il fuoco bilaterale scaduto ad agosto non è stato rinnovato, con conseguenze deplorevoli. “Purtroppo, da quando le parti sono tornate al confronto armato, il numero di morti e feriti da entrambe le parti è raddoppiato rispetto all’intero anno in cui era in vigore il cessate il fuoco”, ha spiegato.
Commenta al Sir padre Javier Giraldo, gesuita, tra i fondatori dell’istituto Cinep e figura storica dell’impegno per la pace in Colombia: “A due anni dall’insediamento del Governo di Gustavo Petro, mentre le proposte di ‘Pace totale’ rivelano la loro massima complessità e il Governo è sempre più consapevole che l’accesso al Governo non è la stessa cosa dell’accesso al potere, che è sempre più sfuggente, lo sterminio della leadership sociale di base continua a ritmo incessante. Non c’è dubbio che l’incentivo fondamentale per questo continuo genocidio dei settori popolari sia l’impunità. Le voci che chiedono una riforma urgente del sistema giudiziario si moltiplicano, compresa quella dello stesso presidente Petro, ma, man mano che gli esperti si addentrano nel labirinto del sistema giudiziario, appaiono gli artigli di un mostro radicato nelle dinamiche intransigenti di varie forme di corruzione”. Padre Giraldo cita il caso della Comunità di Pace di San José de Apartadó: nonostante il pesante tributo di sangue in 27 anni di esistenza, “il sistema giudiziario, in nessuna delle sue istanze, ha voluto agire, una cosa che scandalizza oggi molti settori sociali, nazionali e internazionali, così come il fatto che il paramilitarismo del Clan del Golfo sia in realtà quello che governa spudoratamente la regione di Urabá”.

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