“Capisco le intenzioni del governo italiano di interrompere il lavoro sporco degli scafisti. Ma non sono d’accordo sul metodo, che non è certo quello di deportare persone in gabbie in un altro Paese che non sia l’Italia e fuori dall’Unione europea”. Lo afferma al Sir Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, a proposito della partenza oggi della prima nave della Marina militare italiana con a bordo 10 bangladesi e 6 egiziani, diretta verso i centri di accoglienza e rimpatrio che l’Italia ha costruito in Albania, grazie a un protocollo stretto tra i due governi lo scorso anno. “Noi crediamo fermamente dall’esperienza che i corridoi umanitari e i flussi regolari siano veramente l’unica risposta che si può dare agli scafisti e a tutto ciò che sta intorno all’immigrazione irregolare. Bisogna allargare il decreto flussi, aprire i corridoi lavorativi e allargare il sistema dei corridoi umanitari proponendolo a tutta l’Europa”, sottolinea Impagliazzo, a margine dell’arrivo a Fiumicino di 60 profughi siriani dal Libano. “L’Italia si faccia promotrice, vista la felice esperienza sul nostro territorio, di corridoi umanitari a livello europeo”, propone. Sul rischio che nei centri in Albania, simili a Cpr quindi chiusi, siano violati i diritti umani commenta: “Mi chiedo quale reato hanno compiuto queste persone che da oggi verranno portate in Albania. Per quale reato saranno detenute? Immigrazione irregolare? Non lo sappiamo ancora, perché dobbiamo ancora interrogarli e sapere le loro storie. Sono cifre che spero resteranno basse ma nel nostro Paese abbiamo centri vuoti che potrebbero servire allo stesso scopo. Creare sempre maggiori ostacoli all’immigrazione farà solo crescere l’immigrazione irregolare ma soprattutto le sofferenze dei migranti. Noi questo non lo vogliamo”. Impagliazzo non pensa – come intenzione del governo italiano – che spostare i migranti in Albania possa servire da deterrente per i trafficanti. “Più si alzano i muri, più cresce l’immigrazione irregolare. Questa è la storia fino ad adesso – evidenzia -. Più si abbassano i muri e si stipulano contratti con i Paesi di provenienza, con l’allargamento dei flussi regolari e dei corridoi umanitari, più diminuiranno le sofferenze dei migranti e il ruolo degli scafisti”.