“In una cultura che forse alla fine è fatta di tante solitudini e addirittura di guerre, un G7 sulla disabilità può diventare una sfida per una cultura nuova. È interessante che, a livello politico, oltre alle sette nazioni che sono qui presenti ce ne saranno anche altre invitate sia dall’Italia che dalle altre nazioni, quindi saranno rappresentati i vari continenti”. All’ingresso di piazza San Francesco ad Assisi, l’ampio spazio che ospita l’apertura del G7 sulla disabilità, c’è suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Conferenza episcopale italiana. È lei a coordinare i 120 volontari che si occupano dell’accoglienza delle delegazioni internazionali e dei gruppi che partecipano al forum convocato per promuovere il dialogo e la cooperazione per affrontare le sfide globali e trovare soluzioni comuni sui temi dell’inclusione e della disabilità. “La sfida grande – continua suor Veronica per il Sir – è che l’inclusione può creare un cambio di mentalità. A volte noi vogliamo un mondo diverso, un mondo più giusto. Ma non si può creare un mondo nuovo se si scartano delle persone, come dice il Papa. Allora, i temi che verranno affrontati oggi e domani ci parlano della vita civile ed ecclesiale. Domani sarà presente il segretario generale della Cei, Baturi, oggi ci sono altri vescovi. Una cosa bella perché nessuno può sentirsi esente e dire ‘non mi interessa’”.
C’è chi la chiama da una parte per risolvere un problema e chi la cerca dall’altra per accogliere uno dei tanti ospiti delle giornate umbre. “Come Chiesa stiamo lavorando molto – aggiunge Donatello – e in questo primo G7 sulla disabilità siamo coinvolti in primis. E questa credo che sia veramente una sfida molto grande. Noi fattivamente ci siamo col gruppo dei volontari, cioè il volto che fa casa, il volto amico, il grande sorriso. Sono persone anche esperte che hanno messo a disposizione un giorno di ferie e le loro competenze, per far sì che nessuno possa essere lasciato indietro. Ecco che le fatiche dell’accessibilità di Assisi possono essere colmate dal volto amico dell’altro. Quindi la sfida grande di questa giornata è far sì che piano piano l’inclusione entri nella normalità e nelle varie agende che ci possano essere e che le persone con disabilità non siano solo comparse nei vari eventi. Dobbiamo ricordarci che un mondo migliore, civile ed ecclesiale, si ha se anche nei processi si dà voce a loro. Credo che questo luogo e Francesco – conclude suor Veronica – ci insegnano che è possibile, non scartando nessuno”.