“Cari Jean Claude, Pietro e Giovanni Luigi, nella preghiera di ordinazione che tra poco reciterò invocheremo su di voi il dono dello Spirito Santo perché possiate essere sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel vostro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito. Come per Gesù il nostro manto regale è il grembiule del servizio”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nell’omelia pronunciata in occasione dell’ordinazione diaconale di tre seminaristi.
La riflessione del presule si è concentrata su “tre immagini che ci vengono offerte: la spada, il cammello, il tesoro”. “La spada – ha spiegato – è un’arma che ci ricorda un aspetto importante della vita cristiana, vale a dire quello del combattimento spirituale. Si tratta in particolare di riconoscere in noi le false immagini di Dio e di convertirci dai nostri idoli alla verità del Vangelo per vivere nella libertà dei figli di Dio”. “L’uomo ricco del Vangelo di oggi, davanti alle parole di Gesù diventa scuro in volto e se ne va triste perché possedeva molti beni”, ha osservato mons. Gambielli: “Ha un’immagine di Dio come quella di un padrone da servire e percepisce la sua ricchezza come il salario ricevuto per le sue buone opere. Gesù vuole aiutarlo a capire che la vita eterna non è un premio di produzione, ma un dono da accogliere dalla mano di un Dio che ci ama e che per primo ha lasciato tutto, per manifestarci la sua simpatia e la sua amicizia”. “La Parola di Dio come una spada – ha continuato – ci aiuta soprattutto a credere che quello sguardo di amore di Gesù sull’uomo ricco è uno sguardo fedele perché la misura del suo amore è quella di amare senza misura”. Mi vengono in mente le parole di un canto, ispirato alla storia di Abramo, che nel passato accompagnava spesso le nostre celebrazioni: “E mi stupisce sapere che tu ami vincendo la voglia che ho di inventarvi un futuro da me”. “La seconda immagine è quella del cammello che Gesù utilizza per parlare della difficoltà di entrare nel regno di Dio”, ha proseguito, rilevando che “il significato delle due gobbe del cammello che devono attraversare la cruna dell’ago, mi sembra possa essere interpretato nel senso che non basta fare il bene, ma occorre fare bene il bene”. “La carità – ha ammonito – deve essere sincera, l’attenzione ai deboli e ai poveri premurosa, il servizio umile”. Infine, l’immagine “del tesoro, che Gesù utilizza dapprima nel colloquio con l’uomo ricco e poi precisa nel dialogo finale con Pietro”. “Per custodire il tesoro – ha notato mons. Gambelli – bisogna seguire Gesù perché quel centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi è minacciato dalle persecuzioni che si manifestano spesso in forma subdola come preoccupazioni del mondo o seduzione delle ricchezze. Il miglior combattimento contro il male è il progresso nel bene. Si tratta di crescere in quella carità che si fa creativa, davanti alle difficoltà e proprio così permette alla Chiesa di essere missionaria”.