“Premiare il merito è cosa buona e giusta oppure no? La questione è aperta e controversa perché da un lato apre al riconoscimento e alla valorizzazione delle competenze del singolo, dall’altro, se in partenza non sono date a tutti le stesse opportunità avalla sempre la vittoria di coloro che hanno più mezzi a disposizione. Ma c’è di più. Agli occhi del cristianesimo il merito è immeritato, ovvero ricevuto gratuitamente e immeritatamente da Dio”. Il dossier del nuovo numero della rivista Munera (3/2024) è dedicato a questo tema. “La cosa pubblica è fortemente coinvolta dal dibattito nella misura in cui alcuni ruoli di responsabilità sono affidati secondo criteri che hanno poco o per nulla a che vedere con la valutazione delle competenze e si fondano piuttosto su logiche di potere familistiche, di vassallaggio e di appartenenza. Dunque, la sfida è aperta a maggior ragione in un’epoca dove la competizione impera e ai giovani che si affacciano al mondo della professione è richiesto innanzitutto di emergere, essere performativi, distinguersi, appunto, per merito”.
Il professore di Etica Alberto Bondolfi si domanda, spiegano dalla redazione, “in cosa consista il merito nell’operare degli esseri umani all’interno della società e cosa valga di fronte a essi e di fronte a Dio”. A partire dal pensiero di Pascal la docente di Letteratura francese Benedetta Papasogli “mette in luce l’ambiguità del merito che si rivolge da un lato verso la natura e dall’altro verso la morale, e si domanda se il merito sia fonte di salvezza”. A toccare il tema del merito in nome delle soft skills e della virtù dell’attenzione è il professore emerito di Diritto penale Gabrio Forti che ne sottolinea il valore nelle sedi educative e professionali ma più in generale nello sguardo sull’essere umano. Giuseppe Tognon, professore emerito di Storia dell’educazione, “propone nel suo saggio una riflessione sulla decadenza della meritocrazia e sul capitale universale” del “merito di vivere”, a partire dall’importanza di considerare il merito in un contesto relazionale. Infine, secondo il professore di Etica sociale Stefano Semplici è lo scopo del bene che si intende distribuire a garantire la giustizia della scelta e della disuguaglianza che ne deriva.