Sinodo: card. Tobin, “fondamentale il ruolo delle donne nei processi di pace”

“Il ruolo delle donne nei processi di pace è fondamentale: quando ci sono le donne, le cose cambiano”. Lo ha affermato il card. Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, membro del Consiglio ordinario e membro della Commissione per l’Informazione del Sinodo sulla sinodalità, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il briefing odierno sul Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 27 ottobre. “Quando ci si guarda negli occhi, quando c’è una dimensione affettiva e relazionale le cose cambiano”, gli ha fatto eco Giuseppina De Simone, testimone del processo sinodale: “Nei Paesi in guerra, in Medio Oriente le chiese rischiano di scomparire: l’esigenza fondamentale, prima di ogni aiuto materiale, è l’essere riconosciuti, accolti, ascoltati. Come Chiesa, qui al Sinodo, vogliamo condividere fino in fondo questa esigenza, sapendo che la loro presenza è irrinunciabile, che la loro storia non si può perdere”. “Incontrare le persone che vengono dall’oppressione, dalla guerra, alla povertà, è una cosa molto diversa dal sentirne solo parlare”, ha commentato mons. Shane Anthony Mackinlay, vescovo di Sandhurst (Australia), a proposito di quella che a suo dire è una delle esperienze più innovative del Sinodo. Secondo De Simone, “il metodo del Sinodo è di per sé un segno di speranza: ha qualcosa da dire a questo tempo e all’umanità tutta. La Chiesa è nel mondo, vuole portare una parola di speranza, di senso, nel tempo in cui viviamo. Quella sinodale è una riflessione seria, rigorosa, che si costruisce insieme partendo dall’ascolto. Il silenzio non è il vuoto, ma la capacità di abitare le domande senza cercare immediatamente la risposta. Non dobbiamo aver paura degli interrogativi, di quello che ci sta dicendo un’umanità ferita che esprime una sofferenza enorme ma porta anche dentro di sé un grande bisogno di speranza”. Quanto al contributo dei teologi al percorso sinodale, De Simone ha spiegato: “Abbiamo bisogno anche di un sapere specialistico, da inserire però nel tessuto vivo delle relazioni”.

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