Ragazze: Save the children, “una fanciulla ogni 30 secondi si sposa nei Paesi fragili, alto tasso matrimoni infantili”

Nei Paesi classificati come Stati fragili dall’Ocse e con alti tassi di matrimoni infantili, si sposa una ragazza ogni 30 secondi. Questo è quanto emerge dal “Global girlhood Report 2024: Fragile futures” pubblicato da Save the children in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Sono in totale circa 32 milioni le ragazze che vivono in Paesi classificati come “estremamente fragili” o “fragili” e con alti tassi di matrimoni precoci. 8 di questi si trovano in Africa ed i numeri più alti si registrano in Repubblica Centrafricana, Ciad e Sud Sudan, seguiti da Somalia ed Eritrea. Nei Paesi estremamente fragili, quasi 558mila ragazze, cioè il 25%, partoriscono prima dei 18 anni e molte di loro non possono accedere ad un’assistenza qualificata al parto. Nel rapporto “States of fragility 2022” l’Ocse ha elencato 60 Paesi fragili, dove vivono 170 milioni di ragazze adolescenti. “Il nostro ultimo rapporto rivela un legame devastante tra il matrimonio infantile e gli Stati fragili: le bambine che vivono in Paesi estremamente fragili hanno il doppio delle probabilità di sposarsi rispetto alle loro coetanee dei Paesi più stabili. Un quadro desolante: al momento, nessuno Stato fragile è sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e porre fine alla fame, garantire l’istruzione e la salute per tutti o la parità di genere”. Questa la dichiarazione di Inger Ashing, direttrice generale di Save the children international, che sottolinea come il matrimonio infantile ha conseguenze tragiche sulla vita di una bambina, privandola dei diritti alla salute, all’istruzione, alla sicurezza e alla partecipazione, esponendole al rischio di violenza fisica e sessuale. Per sostenere i diritti delle bambine e affrontare la questione del matrimonio infantile in contesti fragili, Save the children invita i governi, le agenzie delle Nazioni unite, le organizzazioni della società civile e i donatori umanitari a collaborare, sviluppando linee guida condivise e investendo maggiormente nella ricerca e nella sperimentazione di nuove risposte.

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