“Le vicende di questi giorni, in modo particolare la situazione dei nostri soldati impegnati in Libano nella missione Unifil, ci riportano ai momenti più difficili della storia dove i nostri militari, sull’esempio di Papa Giovanni, sono chiamati ad essere protagonisti nella costruzione di una cultura del dialogo e della pace. A loro va il nostro pensiero, per loro è la nostra preghiera”. Lo ha detto questa mattina l’Ordinario Militare per l’Italia, l’arcivescovo mons. Santo Marcianò, nella Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, durante la celebrazione nella memoria liturgica di San Giovanni XXIII, Patrono dell’Esercito Italiano. “Non riusciremmo a immaginare” l’intera opera di papa Roncalli – “senza la cura concreta che egli seppe avere verso tutti gli esseri umani: verso i piccoli e i grandi, come il pastore che si prende cura di ogni pecora, di quella debole, ferita e di quella forte, grassa. E questo – spiega Ezechiele nel brano biblico letto – significa ‘pascere secondo giustizia’. Ecco che la sapienza della cura è servizio di giustizia, incarnato da Papa Giovanni e da voi, uomini e donne dell’Esercito Italiano. La vostra giustizia passa per un ‘prendersi cura’ che è valore fondante il mondo militare; è cuore e anima della difesa, del soccorso, della protezione di ogni persona, della giustizia e della pace”. Nella sua vita possiamo “leggere” – prima da sacerdote e cappellano militare, poi da vescovo di nunziatura e da patriarca di Venezia, infine anche da Papa – una “sapienza di pastore”, “sempre in mezzo al popolo! E la gente lo sentiva”. “Dunque, ‘in mezzo!'” ed è “bello pensare – ha detto mons. Marcianò – che questo descriva pure il vostro rapporto di militari con la gente, con il Paese, con le realtà internazionali nelle quali andate a operare… E la gente lo sente! Non stare al di sopra, non attirare a sé, ma occuparsi degli altri… fino al dono della vita. Ecco la vostra sapienza di pace!”. La sapienza di pace di papa Giovanni “sembra offrire un richiamo all’importanza della missione di ciascuno di voi, militari dell’Esercito Italiano, come apporto alla pace; ancor più, direi, come fondamento di quella pace che può poi irradiarsi sul mondo. Stiamo attraversando un drammatico momento storico, che vede acuirsi logiche di guerra, blocchi contrapposti, esasperando da una parte i nazionalismi, dall’altra tante forme di discriminazione e disprezzo della vita umana. In tale contesto, guardare ai grandi fenomeni da voi affrontati in prima persona può far paura, può alimentare il senso di impotenza e a volte tradursi un un’invocazione a Dio: ‘perché tutto questo?’. Oggi Papa Giovanni – h continuano l’Ordinario militare – ci suggerisce questa sapienza, che abbiamo ascoltato pure dalla seconda Lettura (Ef 4,1-7.11-13): «comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto». Rimanere cioè fedeli alla missione, al compito, al mandato affidatoci, leggendovi l’obbedienza non solo alle esigenze militari ma alla stessa Volontà di quel Dio che guida sapientemente la storia e, per prendersi cura di tutte le pecore, per continuare a difenderle e a proteggerle, a guidarle e a pascerle nella giustizia e nell’amore, ha bisogno dell’apporto di ciascuno. Di ciascuno di voi!”.