Oggi, alle ore 17.30, nel Salone della Pubblica Biblioteca arcivescovile “F. Pacca” a Benevento, sarà presentato il libro di Ortensio Zecchino, “Perché non possiamo non dirci ‘cristiani’. Letture e dispute sul celebre saggio di Benedetto Croce” (Rubbettino, 2024). La presentazione, presieduta da Mario Verrusio, si aprirà con i saluti di Mario Iadanza e dell’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca. Interverranno Giancristiano Desiderio, giornalista e saggista; Pasquale Giustiniani, filosofo e saggista; concluderà l’autore.
Il saggio di Croce comparve sulle pagine della Critica il 20 novembre 1942 e da allora non ha cessato di essere centro di interessi e dibattiti. Afflitto dallo spettacolo delle atrocità della guerra nella sua Napoli ma, più in generale, angosciato dalle sorti della civiltà occidentale, Croce volle affidare al saggio questi suoi sentimenti, con l’intento di suonare un allarme e risvegliare nelle coscienze il senso del dovere di non essere passivamente acquiescenti. Ma il saggio, bollato dalla stampa fascista e comunista, volle essere anche un appello, sia pur velato, a tutte le forze sinceramente amanti della libertà, in vista dello sperato ritorno alla vita democratica.
Dalle note del Diario di Croce si comprende anche il tormento nella ricerca di un titolo adeguato, passato dalla prima formulazione in termini interrogativi, alla seconda in termini affermativi, alla definitiva, in cui affermarci diventa dirci, ma soprattutto si appongono le virgolette a “cristiani”, per rendere chiaro, fin dal titolo, che il termine veniva assunto in un senso particolare, diverso da quello connotante formali appartenenze confessionali.
Il saggio si rilevò espressione altissima e sofferta, a un tempo, della passione civile dell’autore, della incompiutezza d’ogni sistema filosofico e dell’insondabilità dei tanti misteri che avvolgono l’uomo.