Epifania: mons. Maffeis (Perugia), “nella notte del mondo, il credente porta la luce agli altri”

“Quali sono le tue stelle? Quali sono le tracce di Dio nella tua vita? E tu, sei stella per altri?”. Questi gli interrogativi posti dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, in occasione della solennità dell’Epifania del Signore.
Commentando la pagina evangelica proposta dalla liturgia, il presule ha osservato: “Com’è bella, com’è nostra, la storia dei Magi”. “Questi personaggi un po’ misteriosi – ha spiegato – rappresentano quanti sono alla ricerca del volto di Dio, in un cammino che è il cammino della vita di ciascuno, con le sue fatiche e trepidazioni. Sì, perché ogni uomo, anche quando non lo sa, è alla ricerca di Dio: rispetto a quanto abbiamo, il nostro cuore chiede un di più, la nostra vita chiede un perché, la felicità chiede di non risolversi in alcuni momenti, chiede l’infinito, chiede l’eternità, un per sempre, una pienezza che dia colore e significato ai giorni. Manca l’incontro chi ha un cuore indurito e spento, come il re Erode; chi basta a sé stesso e vede nell’altro – perfino in un Bambino – un possibile rivale…”. “Succede anche oggi, anche oggi Erode, arroccato nella difesa miope dei propri interessi – ha evidenziato l’arcivescovo –, ordina, dispone, distrugge. Ne sono segno eloquente i tanti conflitti, le guerre che – dal Medio Oriente all’Ucraina – insanguinano la nostra terra; ne sono un segno i 170 cristiani uccisi in Nigeria a Natale, colpevoli soltanto di essere cristiani…; come i tanti sacerdoti e operatori pastorali incarcerati in Nicaragua, colpevoli di non compiacere un potere che ha impedito perfino che venga nominato il nome del vescovo durante le celebrazioni…”. “La comunità cristiana, radicata nel mistero di Gesù, è portatrice di una logica alternativa, di un altro modo di vivere: è comunità fraterna”, ha ammonito mons. Maffeis. “I Magi – ha concluso l’arcivescovo – non restano sconcertati dalla povertà di ciò che trovano (un Bambino con sua Madre). Intuiscono che davanti a loro c’è più di quello che vedono, in silenzio, in ringraziamento. È la risposta dello stupore, della gioia, dell’amore; porta all’offerta di sé stessi: il nostro servizio, la nostra carità, la nostra preghiera. Il dono di sé è il segno che l’abbiamo incontrato: nella notte del mondo, il credente porta la luce agli altri, diventa stella per altri, ne accompagna e illumina il cammino”.

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