Papa Francesco: “ideologie ecclesiastiche no, vocazione ecclesiale sì”. Avere “gli occhi puntati al cielo!”

(Foto Vatican Media/SIR)

“I Magi hanno gli occhi puntati verso il cielo, ma i piedi in cammino sulla terra e il cuore prostrato in adorazione. Ripeto: gli occhi puntati verso il cielo, i piedi in cammino sulla terra, il cuore prostrato in adorazione”. Lo ha detto il Papa nella messa per la solennità dell’Epifania del Signore, presieduta questa mattina nella Basilica di San Pietro. Prima della celebrazione, il Santo Padre ha salutato le monache benedettine provenienti dall’Argentina che abitano nel Monastero Mater Ecclesiae. I Magi, ha ricordato, “sono abitati dalla nostalgia dell’infinito e il loro sguardo è attratto dagli astri celesti” perché “non vivono guardando la punta dei loro piedi, ripiegati su sé stessi, prigionieri di un orizzonte terreno, trascinandosi nella rassegnazione o nella lamentela” ma “alzano il capo, per attendere una luce che illumini il senso della loro vita, una salvezza che viene dall’alto”. “Se viviamo rinchiusi nel ristretto perimetro delle cose terrene – ha ammonito il Papa -, se marciamo a testa bassa ostaggi dei nostri fallimenti e dei nostri rimpianti, se siamo affamati di beni e consolazioni mondane – che oggi ci sono e domani non ci saranno più – invece che cercatori di luce e di amore, la nostra vita si spegne”. “I Magi, che pure sono stranieri e ancora non hanno incontrato Gesù, ci insegnano a guardare in alto, ad avere lo sguardo rivolto al cielo, ad alzare gli occhi verso i monti da dove ci verrà l’aiuto, perché il nostro aiuto viene dal Signore”, ha proseguito Francesco invitando ad avere “gli occhi puntati al cielo!”: “Abbiamo bisogno di aver lo sguardo rivolto verso l’alto anche per imparare a vedere la realtà dall’alto. Ne abbiamo bisogno nel cammino della vita, per farci accompagnare dall’amicizia con il Signore, dal suo amore che ci sostiene, dalla luce della sua Parola che ci guida come stella nella notte. Ne abbiamo bisogno nel cammino della fede, perché non si riduca a un insieme di pratiche religiose o a un abito esteriore, ma diventi un fuoco che ci brucia dentro e ci fa diventare appassionati cercatori del volto del Signore e testimoni del suo Vangelo. Ne abbiamo bisogno nella Chiesa, dove, invece che dividerci in base alle nostre idee, siamo chiamati a rimettere Dio al centro. Ne abbiamo bisogno per abbandonare le ideologie ecclesiastiche, per trovare il senso della Santa Madre Chiesa, l’habitus ecclesiale. Ideologie ecclesiastiche, no; vocazione ecclesiale, sì. Il Signore, e non le nostre idee o i nostri progetti, dev’essere al centro”.

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