Nella memoria liturgica di San Tommaso d’Aquino, domenica 28 gennaio, ha avuto inizio nella diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo la peregrinatio della reliquia del santo aquinate, custodita dal 1963 nella basilica-concattedrale di Aquino. A rendere l’iniziativa del vescovo diocesano Gerardo Antonazzo “unica nel suo genere”, spiega una nota diffusa oggi dalla diocesi, è non solo il fatto che la reliquia raggiungerà le otto zone pastorali, sulla scorta della consegna affidata alla diocesi da Papa Francesco che nella lettera del 19 giugno 2023 ha scritto in riferimento a san Tommaso, additato come maestro dell’incontro e della sinodalità, ma anche il fatto che la peregrinatio avrà infatti rilevanza extra-diocesana, in quanto farà tappa anche presso la Collegiata di Monte San Giovanni Campano, ed extra-regionale, perché la reliquia raggiungerà anche la basilica di Santa Maria di Leuca, santuario di cui il vescovo Antonazzo è stato rettore fino a prima della sua nomina episcopale sull’allora chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo.
Nella concattedrale aquinate dopo la messa vespertina si è svolto il rito di affidamento della reliquia al vescovo. A bordo di una macchina processionale scortata dalla Polizia locale la reliquia è stata condotta a Roccasecca e qui presso la chiesa dell’Annunziata, dove il vescovo ha presieduto la messa. Nella sua omelia mons. Antonazzo ha voluto dare voce ad “una meditazione orante, velata di emozione interiore”. La peregrinatio, con cui egli ha inteso incoraggiare e rinvigorire “in questo lembo di terra benedetta”, come l’ha definita il Papa, “il diffuso e radicato affetto spirituale verso il dottore aquinate”, ha precisato il vescovo, “è una risposta tra le tante possibili per familiarizzare con la santità dell’aquinate a partire, non da dissertazioni elitarie, pure necessarie, o dalle sole teste di studiosi e ricercatori, molto apprezzabili, ma primariamente dal cuore degli umili, dalla devozione autentica dei semplici ai quali spesso Tommaso parlava nel dialetto napoletano per istruire la loro fede”.
Il presule ha spiegato il senso dell’itinerario sulle orme di Tommaso: i cristiani sono “quelli della via” ed il cammino è l’immagine che più illumina “l’intelligenza del mistero di Cristo come la via che conduce al Padre”; perciò “la reale sinodalità è il crescere insieme in Cristo come membra vive e attive” per “risplendere sempre più profeticamente per il territorio come Sacramento di Cristo, via di salvezza qui ed ora».
Ha evidenziato il vescovo: “La peregrinatio con la costola di Tommaso orienta lo sguardo del credente e anche del non credente all’immenso amore di Cristo Crocifisso”, proprio come San Tommaso ha insegnato a vivere e ha scritto: “Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce”. “Per Tommaso – ha concluso mons. Antonazzo – solo la sapientia crucis illumina la conoscenza di Cristo. È questo, in realtà, il motivo centrale della spiritualità di san Tommaso: un uomo, un credente, un sacerdote ‘ferito dall’amore del costato trafitto sulla croce'”.