“C’è ancora un po’ di confusione però pare che la situazione si stia rasserenando”: così don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo che ha vissuto 50 anni in due villaggi del Nord Kivu nella Repubblica democratica del Congo, commenta al Sir i risultati provvisori delle elezioni nella Repubblica democratica del Congo, che si sono svolte il 20 e 21 dicembre (prolungate al 27 dicembre in alcuni seggi a causa di problemi logistici). È stato rieletto come presidente Félix Tshisekedi, 60 anni, con il 73,34% dei voti. Sbaragliati gli altri candidati, una ventina, tra cui l’ex governatore del Katanga Moïse Katumbi (18,08%) e il premio Nobel per la pace il medico Denis Mukwege, che non ha raggiunto l’1% dei voti. Per l’opposizione è stata un’elezione “farsa”, e nove candidati hanno chiesto ufficialmente l’annullamento. Su 100 milioni di abitanti si sono recati alle urne quasi 44 milioni gli elettori, per eleggere anche i deputati nazionali e provinciali e i consiglieri locali. La Corte Costituzionale dovrebbe confermare i risultati provvisori il 10 gennaio. Secondo don Piumatti la rielezione di Tshisekedi “è la soluzione meno peggiore”, anche se dietro “ci sono realtà sicuramente politiche europee, come la Francia o il Belgio. È chiaro che l’Europa e gli Stati Uniti hanno la voce potente. Sono votazioni che appaiono popolari perché la gente vota e ci crede ancora ma è anche facile condizionare le persone. Non penso siano i voti del popolo”. È facile prevedere, infatti, che continuerà lo sfruttamento minerario del Paese, in mano all’Europa, agli Usa, alla Cina ed è difficile che la situazione di instabilità e conflitto nel Nord Kivu e nell’Ituri si stabilizzi. Il candidato più conosciuto nel mondo, Denis Mukwege, medico vincitore del Nobel (ricevuto anche dal Papa nel giugno scorso), “sarebbe stato un simbolo di cambiamento importante – osserva il missionario – ma c’è stata una propaganda contro di lui. È molto noto a Bukavu e a Goma ma non in tutto il Paese e non è un politico. Avrebbe dovuto usare il suo nome per formare una squadra”. “In generale si sente che l’Africa sta rialzando la testa, ad esempio in Burkina Faso – conclude don Piumatti -. C’è un rifiuto del colonialismo europeo e una presa di coscienza, anche se non si capisce cosa questo porterà. Ma non so in concreto cosa riuscirà a fare Tshisekedi. Mancano grandi leader politici, che non vedo in Congo”.