Ricchezza in Italia: Bordignon (Forum famiglie), “dati preoccupanti. Inflazione le mette in crisi. Servono politiche di sostegno”

“I dati diffusi dall’ultimo rapporto Istat-Bankitalia relativo alle stime sulla ricchezza in Italia sono preoccupanti. Alla fine del 2022, la ricchezza netta delle famiglie è stata pari a 10.421 miliardi di euro (177mila euro pro capite). Rispetto al 2021, dopo tre anni di crescita, in termini nominali è però diminuita dell’1,7%. A minare la tenuta economica è stata l’inflazione che ha reso la riduzione della ricchezza in termini reali molto più marcata e cioè del 12,7%. Oggi, in un quadro così critico, le famiglie italiane devono essere al centro delle politiche di sostegno del Governo”. Lo afferma Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, commentando i dati Istat-Bankitalia sulla ricchezza in Italia. “L’aumento generalizzato dei prezzi cui abbiamo assistito anche nel 2023, e la progressiva perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni – prosegue Bordignon – ha ripercussioni gravi soprattutto sulle famiglie con figli. Dalla casa alla scuola, dai beni di prima necessità ai servizi. Ci chiediamo come il Governo stia pensando di correre ai ripari dopo aver interrotto la sperimentazione sull’Iva ridotta per i prodotti per l’infanzia che nella Legge di Bilancio 23 impegnava circa 178 milioni di euro (-86,26 per i pannolini, -69,58 per i seggiolini e -22,35 per latte e alimenti per bambini). Se quell’iniziativa non ha avuto successo il problema resta in campo ed è necessario pensare a rendere detraibili tutte le spese per questi prodotti, come quelle per la scuola”. Nel 2024, osserva ancora il presidente del Forum, “molte famiglie avranno inoltre un nuovo problema. L’assegno unico universale del 2022 entrerà per la prima volta nel calcolo dell’Isee, precludendo o rendendo meno vantaggioso alle famiglie l’accesso a molte misure: dalle agevolazioni sulle tasse universitarie, a quelle per le scuole dell’infanzia, la mensa o lo scuolabus fino al bonus libri. Per non parlare delle addizionali Irpef regionali e comunali, che alcuni enti adottano nel tentativo di stabilire un criterio di equità verticale tra i contribuenti”.

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