“La memoria è come la terra. Nella Scrittura si dice che la terra va coltivata e si usa lo stesso verbo (avàd) per la liturgia e il servizio al Tempio. La memoria è come la parola”. È iniziata così la preghiera recitata, ieri, dal vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, durante la cerimonia commemorativa presso la Risiera di San Sabba in occasione del Giorno della memoria.
“Nella Scrittura – ha proseguito il presule – si dice che la Parola va custodita e si usa un verbo (shamàr) che dice custodire, osservare, ma anche venerazione, ascolto, amore. La memoria è come la terra che dopo essere seminata e coltivata dà buoni e abbondanti frutti. La memoria può essere terra avvelenata dall’odio e resa tossica dal terrore e va bonificata perché ancora possa essere coltivata e dare buoni e abbondanti frutti”.
E ancora: “La memoria è una parola di vita che spalanca ad un futuro di speranza in cui abitare la terra da fratelli: ed è una memoria da osservare, venerare e amare perché mai più si ripetano genocidi, odio razziale, dittature come quella nazi-fascista. La memoria è una parola che va purificata perché ci sono parole che tradiscono pensieri di morte, un male che ancora ci attanaglia, un odio che ancora è seminato, un antisemitismo che ancora incombe, guerre che ancora mietono vittime innocenti”.
Il vescovo ha ammesso: “Da soli non riusciamo. Ma sappiamo di non poter delegare le nostre responsabilità. Non possiamo delegarle neanche a Dio. Possiamo però invocare il suo aiuto e pregare: Signore, converti la nostra memoria, i nostri cuori, le nostre intelligenze, le nostre azioni perché possiamo diventare artefici di giustizia e di pace perché mai più si ripetano genocidi, mai più antisemitismo, mai più odio razziale, perché cessino le guerre e ogni popolo possa vivere in sicurezza e in pace, coltivando la terra che ci hai dato e custodendo la tua Parola di misericordia”. “Rendici tutti operatori di pace. Dona pace al Medio Oriente, all’Italia e al mondo intero”, ha concluso.