“La vostra opera non è solo umanitaria, come quella meritoria di tante altre istituzioni: è un’azione religiosa, che dà gloria a Dio nel servire i più deboli e testimonia la predilezione del Signore per loro”. Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza i partecipanti alla Conferenza degli Ambasciatori del Sovrano Militare Ordine di Malta, ricevuti in udienza. “In questa prospettiva va considerata anche l’attività diplomatica che svolgete in tante parti del mondo, in ben 113 Paesi e in 37 missioni presso le Organizzazioni internazionali”, ha proseguito Francesco, che ha sottolineato: “È sempre l’attività di un Ordine religioso: se non avesse lo scopo di testimoniare l’amore di Dio per i bisognosi, non avrebbe senso che sia svolta da un Ordine religioso. Infatti, non esistono due diverse realtà, quella del Sovrano Militare Ordine di Malta, soggetto internazionale deputato alle opere caritative ed assistenziali, e quella dell’Istituto religioso; non si può distinguere nettamente tra Gran Maestro quale Sovrano dell’Ordine, da cui derivano le prerogative sovrane e i titoli, e Gran Maestro quale Superiore religioso”. In particolare, il Papa s è soffermato sulla “rilevanza dell’Ordine in ambito internazionale, come strumento di azione apostolica, con la sua subordinazione, in quanto Ordine religioso, alla Santa Sede, e la sua obbedienza al Papa, come supremo Superiore di tutti gli Istituti religiosi”. “È importante che tra il Rappresentante diplomatico dell’Ordine e il Legato Pontificio del luogo si stabilisca un rapporto di proficua collaborazione, in un’azione congiunta per il bene della Chiesa e della società”, la raccomandazione di Francesco, secondo il quale “il legame dell’Ordine con il Papa non è una limitazione della sua libertà, ma una custodia, che si esprime nella sollecitudine di Pietro per procurarne il maggior bene, come avvenuto più di una volta anche con interventi diretti in momenti di difficoltà”. “La dipendenza dell’Ordine di Malta dalla Santa Sede non diminuisce dunque l’importanza delle sue rappresentanze diplomatiche, anzi ne fa cogliere ancora più pienamente il senso, in quanto canali dell’attività apostolico-caritativa dell’Ordine, aperti e generosi specialmente là, dove c’è più bisogno”,la tesi del Papa, che ha espresso apprezzamento per il termine “dipomazia umanitaria”: “Il Rappresentante diplomatico è portatore del carisma dell’Ordine, per cui si sente chiamato a svolgere il suo incarico come una missione ecclesiale. Questa natura peculiare della vostra diplomazia, lungi dal diminuirne l’importanza, è una testimonianza preziosa, un segno eloquente anche per le altre ambasciate, affinché pure la loro attività sia volta al bene concreto dei popoli e tenga in alta considerazione i più deboli”.