“Non possiamo però nasconderci che in estese aree del pianeta la fede – come ebbe a dire Benedetto XVI – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”. A denunciarlo è il Papa, che nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria del Dicastero per la Dottrina della fede, ricevuti in udienza, ha citato due eventi: “Il decimo anniversario, da poco compiuto, dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e l’ormai prossimo Giubileo, nel quale rinnoveremo la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, speranza della storia e del mondo”. “È tempo di riflettere nuovamente e con maggiore passione su alcuni temi”, l’invito di Francesco: “L’annuncio e la comunicazione della fede nel mondo attuale, specialmente alle giovani generazioni; la conversione missionaria delle strutture ecclesiali e degli agenti pastorali; le nuove culture urbane, con il loro carico di sfide ma anche di inedite domande di senso; infine e soprattutto, la centralità del kerigma nella vita e nella missione della Chiesa”. “Custodire la fede”, per il Dicastero, “si traduce oggi in un impegno di riflessione e di discernimento, perché l’intera comunità si adoperi a una reale conversione pastorale e missionaria kerigmatica, che possa aiutare anche il cammino sinodale in corso”. “Ciò che per noi è essenziale, più bello, più attraente e allo stesso tempo più necessario è la fede in Cristo Gesù”, ha concluso il Papa: “Tutti insieme, a Dio piacendo, la rinnoveremo solennemente nel corso del prossimo Giubileo e ciascuno di noi è chiamato ad annunciarla a ogni uomo e donna della terra. Questo è il compito fondamentale della Chiesa, al quale ho dato voce proprio in Evangelii gaudium”.