Kenneth Eugene Smith è stato il primo statunitense messo a morte, questa notte in Alabama, mediante il metodo dell’ipossia da azoto. “Premesso che nessun metodo di esecuzione è indolore o incruento, qui è stato raggiunto un livello peggiore. Smith è stato una cavia su cui è stato testato un nuovo metodo che, inspiegabilmente, la Corte suprema non ha considerato incostituzionale ai sensi dell’ottavo emendamento, che vieta le pene crudeli. Pompare azoto per molti minuti per togliere ossigeno è una cosa terribile, una sofferenza atroce. Sembra quasi che la Corte abbia deciso di vedere come andava a finire con Smith per poi, eventualmente, vietare esecuzioni successive. Un esperimento nell’esperimento, dunque”, dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
“Dopo l’annullamento della prima condanna a morte, Smith era stato nuovamente condannato alla pena capitale su decisione del giudice che aveva ignorato il parere, 11 contro uno, della giuria favorevole a salvarlo: una prassi poi messa fuorilegge ma non retroattiva. Ma non basta: 14 mesi fa era stato immobilizzato su un letto per diverse ore mentre invano gli addetti all’esecuzione cercavano una vena per l’iniezione letale”, aggiunge Noury.
“L’Alabama ha introdotto il metodo dell’ipossia da azoto nel 2018, così come Oklahoma e Mississippi. Gli scienziati hanno preso la parola contro questa pratica, hanno letto la procedura e hanno confermato che si tratta di un metodo di esecuzione crudele. Gli esperti delle Nazioni Unite lo hanno equiparato alla tortura. Del resto, non viene usato per abbattere gli animali. Ma per le autorità dell’Alabama è andato tutto bene”, conclude il portavoce di Amnesty International Italia.